«È una prova durissima Ci giudicherà la storia»
Conte a Montecitorio ricorda la frase di Manzoni: «Del senno di poi sono piene le fosse» E spiega: «Nemico insidioso e invisibile, siamo stati costretti a limitare delle libertà fondamentali» L’obiettivo di stanziare altri 25 miliardi con un nuovo interv
ROMA Cita Alessandro Manzoni e il proverbio che quasi tutti conoscono, «del senno del poi ne son piene le fosse», e questo per dire che non è il momento del sindacato, delle critiche, che pur arriverà («Saremo tutti giudicati dalla storia»), ma per ora c’è da combattere una guerra, «è il tempo dell’azione».
Giuseppe Conte si reca a Montecitorio, come hanno chiesto a gran voce le opposizioni, riferisce sulle misure del governo, promette che almeno un ministro sarà in Aula ogni 15 giorni: «Stiamo combattendo un nemico invisibile e insidioso che entra nelle nostre case, ci ha imposto di ridefinire le relazioni interpersonali, ci fa dubitare di mani amiche».
Un nemico, una guerra, persino un riferimento alla Seconda guerra mondiale, per dire che «da allora nessuno aveva limitato le libertà personali», ma il governo ha dovuto agire «con la massima determinazione, con assoluta speditezza».
Il premier sceglie di consegnare un messaggio drammatico al Parlamento, «la diffusione dell’epidemia ha innescato una crisi senza precedenti che sta esponendo il nostro Paese a una prova durissima», che ha costretto tutti a nuove «abitudini di vita», «con un impatto negativo sul sistema produttivo. Sono giorni terribili per la comunità nazionale. Ogni giorno decessi, è un dolore che si rinnova costantemente ». Il premier quindi rivolge un pensiero alle famiglie delle vittime: «A loro va la nostra commossa vicinanza».
Il confronto con le Regioni e con il Parlamento è stato costante, assicura Conte, e tutte le decisioni si sono basate sull’ascolto della comunità scientifica. «In questi giorni molti hanno evocato, anche pubblicamente, le pagine sul
la peste scritte da Manzoni nei Promessi sposi. Ma, oggi, è il tempo dell’azione, il tempo della responsabilità». Perché «per la prima volta, dalla fine del secondo conflitto mondiale, siamo stati costretti a limitare libertà fondamentali» (l’ultimo decreto è stato firmato ieri da Mattarella).
In un Paese quasi del tutto bloccato dall’epidemia e dalle restrizioni, stilare la lista delle attività essenziali che non chiuderanno è stata «di complessa elaborazione», perché «la selezione delle filiere essenziali, in ragione della forte interconnessione, è risultata molto elaborata e delicata», spiega Conte. Elenca anche gli investimenti economici che il governo ha messo in campo per contrastare il collasso sociale. Con il decreto Cura Italia «abbiamo prestato una prima attenzione alla categoria dei lavoratori autonomi e atipici, liquidità, protezione sociale, sostegno al reddito di famiglie e lavoratori. Con il nuovo intervento confidiamo di attuare un piano altrettanto significativo», promette, assicurando «stanziamenti significativi di non minore importo rispetto ai 25 miliardi già stanziati». «Tuteleremo gli interessi strategici. I più preziosi asset del Paese vanno protetti con ogni mezzo», il governo lo farà «attraverso il provvedimento che stiamo predisponendo». Anche sul fronte della sanità ci sono stati massici interventi. E ancora ce ne saranno: «Trasferiremo 500 infermieri nelle zone con il più alto numero di malati». Il ruolo dell’ue «sarà di accompagnare la rinascita, anche con strumenti di debito comune, sperando che nessun Paese si sottragga». Tocca invece al M5S respingere l’ipotesi di un governo di unità nazionale avanzata dalle opposizioni.