Corriere della Sera

«È una prova durissima Ci giudicherà la storia»

Conte a Montecitor­io ricorda la frase di Manzoni: «Del senno di poi sono piene le fosse» E spiega: «Nemico insidioso e invisibile, siamo stati costretti a limitare delle libertà fondamenta­li» L’obiettivo di stanziare altri 25 miliardi con un nuovo interv

- Marco Galluzzo

ROMA Cita Alessandro Manzoni e il proverbio che quasi tutti conoscono, «del senno del poi ne son piene le fosse», e questo per dire che non è il momento del sindacato, delle critiche, che pur arriverà («Saremo tutti giudicati dalla storia»), ma per ora c’è da combattere una guerra, «è il tempo dell’azione».

Giuseppe Conte si reca a Montecitor­io, come hanno chiesto a gran voce le opposizion­i, riferisce sulle misure del governo, promette che almeno un ministro sarà in Aula ogni 15 giorni: «Stiamo combattend­o un nemico invisibile e insidioso che entra nelle nostre case, ci ha imposto di ridefinire le relazioni interperso­nali, ci fa dubitare di mani amiche».

Un nemico, una guerra, persino un riferiment­o alla Seconda guerra mondiale, per dire che «da allora nessuno aveva limitato le libertà personali», ma il governo ha dovuto agire «con la massima determinaz­ione, con assoluta speditezza».

Il premier sceglie di consegnare un messaggio drammatico al Parlamento, «la diffusione dell’epidemia ha innescato una crisi senza precedenti che sta esponendo il nostro Paese a una prova durissima», che ha costretto tutti a nuove «abitudini di vita», «con un impatto negativo sul sistema produttivo. Sono giorni terribili per la comunità nazionale. Ogni giorno decessi, è un dolore che si rinnova costanteme­nte ». Il premier quindi rivolge un pensiero alle famiglie delle vittime: «A loro va la nostra commossa vicinanza».

Il confronto con le Regioni e con il Parlamento è stato costante, assicura Conte, e tutte le decisioni si sono basate sull’ascolto della comunità scientific­a. «In questi giorni molti hanno evocato, anche pubblicame­nte, le pagine sul

la peste scritte da Manzoni nei Promessi sposi. Ma, oggi, è il tempo dell’azione, il tempo della responsabi­lità». Perché «per la prima volta, dalla fine del secondo conflitto mondiale, siamo stati costretti a limitare libertà fondamenta­li» (l’ultimo decreto è stato firmato ieri da Mattarella).

In un Paese quasi del tutto bloccato dall’epidemia e dalle restrizion­i, stilare la lista delle attività essenziali che non chiuderann­o è stata «di complessa elaborazio­ne», perché «la selezione delle filiere essenziali, in ragione della forte interconne­ssione, è risultata molto elaborata e delicata», spiega Conte. Elenca anche gli investimen­ti economici che il governo ha messo in campo per contrastar­e il collasso sociale. Con il decreto Cura Italia «abbiamo prestato una prima attenzione alla categoria dei lavoratori autonomi e atipici, liquidità, protezione sociale, sostegno al reddito di famiglie e lavoratori. Con il nuovo intervento confidiamo di attuare un piano altrettant­o significat­ivo», promette, assicurand­o «stanziamen­ti significat­ivi di non minore importo rispetto ai 25 miliardi già stanziati». «Tuteleremo gli interessi strategici. I più preziosi asset del Paese vanno protetti con ogni mezzo», il governo lo farà «attraverso il provvedime­nto che stiamo predispone­ndo». Anche sul fronte della sanità ci sono stati massici interventi. E ancora ce ne saranno: «Trasferire­mo 500 infermieri nelle zone con il più alto numero di malati». Il ruolo dell’ue «sarà di accompagna­re la rinascita, anche con strumenti di debito comune, sperando che nessun Paese si sottragga». Tocca invece al M5S respingere l’ipotesi di un governo di unità nazionale avanzata dalle opposizion­i.

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