UN DIALOGO OBBLIGATO MA FATICOSO DA COSTRUIRE
L’ applauso della sola maggioranza era prevedibile. Ma dice quanto sarà faticoso costruire un dialogo continuo tra il governo di Giuseppe Conte e le opposizioni di destra. Il premier si è presentato per la prima volta in Parlamento per spiegare che cosa si sta facendo contro l’epidemia da coronavirus. E si è impegnato a ripetere ogni due settimane gli incontri con la minoranza. Per ora la disponibilità formale di Lega, Fratelli d’italia e Forza Italia si accompagna a una diffidenza di fondo. Forse dipende dal fatto che il disgelo è agli inizi, e stimolato soprattutto dalla pressione del Quirinale. Il dialogo con le Camere, che pure il premier riconosce necessario e doveroso, continua dunque a rimanere allo stato embrionale. Le opposizioni pretendono non solo di essere informate, ma di poter collaborare di fronte a un’emergenza che evoca scenari bellici. La tentazione di utilizzare la tragedia per delegittimare l’esecutivo riaffiora, però, almeno in una parte della destra; e si somma a una carica antieuropea che rischia di lievitare. Questo promette di complicare un’azione che avviene su uno sfondo drammatico; e che per riuscire deve poter contare su un sostegno interno ed europeo. La sensazione è che per ora non sia scontato. M5S e Pd sono schierati con Conte e condividono quanto ha fatto finora: nonostante le sbavature nella comunicazione. Il problema è che cosa succederà se la pandemia dovesse continuare a lungo. L’appello all’unione Europea mandato ieri dal presidente del Consiglio insieme con i capi politici di Francia, Spagna, Irlanda, Portogallo, Slovenia, Grecia, Lussemburgo, Belgio, è il tentativo di richiamare alla solidarietà un «fronte del rigore» in apparenza inflessibile. E il fatto che lo schieramento coincida con governi del nord Europa come Germania e Olanda, dietro i quali si scorgono i profili di quanti sono ostili a concedere aiuti incondizionati, riapre ed estremizza la frattura tra «due Europe». Insinua un’ombra sulla tenuta delle istituzioni continentali, che Conte ieri ha additato con chiarezza. Quando invita a preparare insieme «il giorno dopo» la fine dell’epidemia, e non solo per quanto riguarda l’economia, il premier dice all’ue di agire presto. C’è il riconoscimento di una vicinanza che «negli ultimi giorni» si sta dimostrando concreta, dopo le diffidenze e la tentazione iniziale di isolare l’italia: quasi il problema non riguardasse tutti gli Stati membri. Secondo Conte, invece, il problema è opposto: «Marciare all’unisono per coordinare gli sforzi». L’imperativo riguarda l’europa, ma prima ancora l’italia: di governo e d’opposizione.