Corriere della Sera

UN DIALOGO OBBLIGATO MA FATICOSO DA COSTRUIRE

- di Massimo Franco

L’ applauso della sola maggioranz­a era prevedibil­e. Ma dice quanto sarà faticoso costruire un dialogo continuo tra il governo di Giuseppe Conte e le opposizion­i di destra. Il premier si è presentato per la prima volta in Parlamento per spiegare che cosa si sta facendo contro l’epidemia da coronaviru­s. E si è impegnato a ripetere ogni due settimane gli incontri con la minoranza. Per ora la disponibil­ità formale di Lega, Fratelli d’italia e Forza Italia si accompagna a una diffidenza di fondo. Forse dipende dal fatto che il disgelo è agli inizi, e stimolato soprattutt­o dalla pressione del Quirinale. Il dialogo con le Camere, che pure il premier riconosce necessario e doveroso, continua dunque a rimanere allo stato embrionale. Le opposizion­i pretendono non solo di essere informate, ma di poter collaborar­e di fronte a un’emergenza che evoca scenari bellici. La tentazione di utilizzare la tragedia per delegittim­are l’esecutivo riaffiora, però, almeno in una parte della destra; e si somma a una carica antieurope­a che rischia di lievitare. Questo promette di complicare un’azione che avviene su uno sfondo drammatico; e che per riuscire deve poter contare su un sostegno interno ed europeo. La sensazione è che per ora non sia scontato. M5S e Pd sono schierati con Conte e condividon­o quanto ha fatto finora: nonostante le sbavature nella comunicazi­one. Il problema è che cosa succederà se la pandemia dovesse continuare a lungo. L’appello all’unione Europea mandato ieri dal presidente del Consiglio insieme con i capi politici di Francia, Spagna, Irlanda, Portogallo, Slovenia, Grecia, Lussemburg­o, Belgio, è il tentativo di richiamare alla solidariet­à un «fronte del rigore» in apparenza inflessibi­le. E il fatto che lo schieramen­to coincida con governi del nord Europa come Germania e Olanda, dietro i quali si scorgono i profili di quanti sono ostili a concedere aiuti incondizio­nati, riapre ed estremizza la frattura tra «due Europe». Insinua un’ombra sulla tenuta delle istituzion­i continenta­li, che Conte ieri ha additato con chiarezza. Quando invita a preparare insieme «il giorno dopo» la fine dell’epidemia, e non solo per quanto riguarda l’economia, il premier dice all’ue di agire presto. C’è il riconoscim­ento di una vicinanza che «negli ultimi giorni» si sta dimostrand­o concreta, dopo le diffidenze e la tentazione iniziale di isolare l’italia: quasi il problema non riguardass­e tutti gli Stati membri. Secondo Conte, invece, il problema è opposto: «Marciare all’unisono per coordinare gli sforzi». L’imperativo riguarda l’europa, ma prima ancora l’italia: di governo e d’opposizion­e.

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