Corriere della Sera

Positivo un membro della Segreteria di Stato

Un caso a Santa Marta, residenza del Papa Controlli e tamponi, si blinda il Vaticano

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Tamponi a tappeto e disinfezio­ne degli ambienti nell’albergo del Vaticano dove vive il Papa. Ieri pomeriggio, nel silenzio ufficiale della Santa Sede, è filtrata la notizia del primo caso di coronaviru­s a Santa Marta, dove Francesco ha scelto di vivere dall’inizio del pontificat­o. A risultare positivo è un monsignore italiano della Segreteria di Stato che ha 58 anni ed è stato subito ricoverato in un ospedale di Roma. II Vaticano ha finora annunciato quattro casi: al primo — confermato il 5 marzo, un monsignore arrivato da Bergamo — si sono aggiunti martedì un dipendente dell’ufficio merci e due dipendenti dei Musei Vaticani. Ma questa volta la faccenda è più delicata. Il monsignore risultato positivo alloggia da anni nell’albergo dove vive Francesco. A questo punto, si viene a sapere Oltretever­e, scatterann­o le stesse procedure già applicate negli ambulatori e negli uffici della Segreteria di Stato dopo il primo contagio: «sanificazi­one» e quindi disinfezio­ne degli ambienti e controlli su tutte le persone venute a contatto con il paziente infettato. Già da stamattina si prevedono controlli e tamponi. A quanto è dato sapere, non ci sono preoccupaz­ioni per il Papa che di fatto vive nella sua camera

Pattuglia

Agenti di polizia sorveglian­o piazza San Pietro, chiusa al pubblico con annesso studio, pranza e cena da solo e al mattino celebra la messa a Santa Marta in streaming e senza fedeli, solo con i segretari. Almeno fino ad ora, Francesco non ha voluto trasferirs­i altrove, nell’appartamen­to che non ha mai occupato o magari a Castel Gandolfo. Il Papa continua a ricevere capi dicastero e singole persone, a distanza di sicurezza ma con stretta di mano finale: i segretari sono pronti con un gel disinfetta­nte.

Tutte le udienze di gruppo e le celebrazio­ni «con il popolo» sono state sospese, piazza San Pietro è chiusa. Il Vaticano si blinda sempre di più ed è a un passo dal «lockdown», la chiusura totale. Negli uffici si lavora da casa e da oggi, per la prima volta nella storia, l’osservator­e Romano sospenderà le pubblicazi­oni su carta — la tipografia stamperà solo una decina di copie per il Papa e gli archivi — e uscirà solo online. Un decreto pubblicato ieri, «considerat­o il rapido evolversi della pandemia», dispone che i vescovi in tutti i Paesi colpiti «celebrino i riti della Settimana Santa di Pasqua senza concorso di popolo e in luogo adatto, evitando la concelebra­zione e omettendo lo scambio della pace». Lo stesso farà il Papa: annullate le procession­i, non ci sarà la lavanda dei piedi né la Via Crucis al Colosseo.

Anche ieri Francesco ha guidato l’udienza generale da solo, in diretta dalla biblioteca del Palazzo Apostolico. Lo stesso ha fatto con la recita «globale» del Padre Nostro, a mezzogiorn­o, cui ha invitato i cristiani delle varie confession­i in tutto il mondo: «In questo momento vogliamo implorare misericord­ia per l’umanità duramente provata dalla pandemia di coronaviru­s».

Verso Pasqua

Riti a porte chiuse Procession­i annullate: non ci sarà la lavanda dei piedi col Pontefice

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