Accordo sulle attività indispensabili I sindacati: aperte meno fabbriche
Intesa con il governo: rivisto l’elenco delle produzioni che potranno proseguire. Ai Prefetti le verifiche per l’autocertificazione delle altre imprese essenziali
L’allegato
● È stato perfezionato ieri l’accordo per la revisione dell’elenco delle attività produttive indispensabili in questa fase per il Paese, cambiando l’allegato al decreto del governo varato domenica 22 marzo
Chi è
● Alessandro Profumo, 63 anni, amministratore delegato del gruppo tecnologico Leonardo, dal 16 maggio 2017. Il gruppo opera nel settore della difesa e dell’aerospazio.
● conciliare l’attenzione alla salute senza bloccare il lavoro, «Credo che dove ci siano le garanzie si debba poter lavorare ma senza fermarsi» ha detto Profumo
Accordo tra governo e sindacati sul nuovo elenco delle aziende essenziali che possono restare aperte. Al termine di un lungo confronto tra il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, e i leader di Cgil, Cisl e Uil è stata concordata una lista aggiornata delle attività produttive indispensabili. Viene così scongiurato lo sciopero ventilato nei giorni scorsi, con Confindustria che
Sono giorni nei quali le connessioni, i satelliti, i sistemi di sicurezza sono sempre più centrali. Per Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo, alla guida del gruppo tecnologico che vede lo Stato come primo azionista: «Dalle prime fasi di questa drammatica emergenza, e ancora di più in questi giorni in cui la realtà sta forse superando le peggiori previsioni, penso all’enorme responsabilità che ricade sul governo chiamato a scelte impensabili solo poche settimane fa. Sono scelte che stanno cambiando profondamente la nostra quotidianità modificando la percezione di ciò che è sicuro e di ciò che non lo è: spostarsi, lavorare, essere informati, vivere sul proprio territorio, essere soccorsi in caso di necessità ed essere protetti da minacce intangibili o reali, fisiche o digitali. Insieme al presidente De Gennaro con il quale condivido la responsabilità di guidare 49.000 colleghi nel mondo, oltre 30.000 dei quali in Italia. La nostra attenzione si estende anche ad almeno altre 80.000 persone che compongono la filiera del settore dell’aerospazio, difesa e sicurezza in Italia e che sono a tutti gli effetti parte del mondo di Leonardo».
Conciliare le esigenze della salute di chi lavora e la necessità dei servizi da garantire è sempre più delicato…
«Leonardo opera in un settore che è chiamato a garantire molta di quella sicurezza, fornendo tecnologie, prodotti e supporto al nostro sistema di sicurezza e difesa. È evidente che l’aerospazio, difesa e sicurezza è il cuore tecnologico del Paese. Mai come in questi giorni ci siamo resi conto di quanto sia imprescindibile garantire i nostri confini, la sicurezza cybernetica, la disponibilità di eliambulanze, la tenuta di sistemi di comunicazione dice:«basta polemiche, lavoriamo con responsabilità». In sostanza, dalla lista escono la fabbricazione di funi e articoli in gomma. Ritoccati gli elenchi per le produzioni di prodotti chimici e materie plastiche. Nell’elenco tornano a figurare la fabbricazione di vetro cavo, radiatori e caldaie, imballaggi leggeri in metallo, batterie e accumulatori elettrici. Via libera alla produzione di macchine per dosatura, confezione e imballaggio. Stop alla fabbricazione di macchine per l’industria alimentare e del tabacco. Ai call center sono vietate le attività in uscita, il cosidetto outbound, e i servizi ricreativi. Cgil, Cisl e Uil rivendicano l’«ottimo risultato nella direzione di tutelare la salute di tutti i lavoratori e i cittadini».
Il protocollo che aggiorna le imprese autorizzate a restare aperte prevede che i prefetti consultino i sindacati per definire
Tre designer dell’azienda Cifra, a Verano Brianza. Di solito produce capi di abbigliamento ora mascherine protettive sicure o di trasmissioni e comunicazioni, così come il funzionamento di interi sistemi satellitari. Il cuore può rallentare, anzi, deve, quando la situazione lo richiede, ma non può fermarsi».
È stato appena siglato un accordo per definire quali sono i settori essenziali…
«Seguiamo con attenzione il dibattito che sta toccando anche il nostro settore, polarizzandosi sempre più verso una dicotomia salute-lavoro. Come Leonardo, non faremo mai un compromesso sulla salute, ma penso che non si possa neanche rinunciare al futuro e sia anzi necessario impegnarci sin d’ora per garantire la migliore ripartenza, nel minor tempo possibile, non appena le condizioni lo permetteranno. Credo che dove ci siano le garanzie si debba poter lavorare – anche a regime ridotto – ma senza fermarsi. Già dal 24 febbraio abbiamo sospeso tutte le trasferte nazionali ed internazionali dei dipendenti e dal 27 febbraio abbiamo abilitato lo smart working per tutte le nostre persone che potevano lavorare da remoto e ridotto all’essenziale la presenza nei siti produttivi, iniziando a rendere disponibili sistemi di protezione individuale e creando procedure e processi per ridurre il rischio di contagio. Il 14 marzo siamo stati la prima azienda industriale a siglare
con i sindacati un protocollo per introdurre il più velocemente possibile le prescrizioni in termini di sanificazione, distribuzione di protezioni, distanza di sicurezza e tornare a una parziale operatività in 48 ore. Risultati possibili grazie al continuo dialogo e alla collaborazione con le organizzazioni sindacali».
Il punto centrale sono le reti, la possibilità per persone e pezzi del Paese di essere connessi…
«Grazie al senso di responsabilità e al sacrificio di molti colleghi, che desidero ringraziare personalmente, Leonardo – in costante raccordo con il Ministero della Difesa in primis e con gli altri interlocutori istituzionali – ha continuato a garantire l’operatività e il funzionamento di servizi strategici ed essenziali per il Paese: dal centro Spaziale del Fucino abbiamo continuato ad assicurare il corretto posizionamento in orbita di sistemi satellitari, fondamentali nell’ordinario ma ancor di più nella gestione delle crisi; dal nostro Security Operation Centre di Chieti abbiamo continuato a proteggere organizzazioni pubbliche e private dalla minaccia cybernetica, cruciali in una fase di grande ricorso allo smart working; quali aziende svolgono attività essenziali, pur non risultando nell’elenco. Sono, del resto, migliaia le richieste alle prefetture per continuare a lavorare, molte imprese dichiarano di operare perché rientrano tra le attività consentite, malgrado l’emergenza sanitaria, altre specificano che le loro produzioni sono necessarie alle attività essenziali. Sul versante della protesta dei benzinai intanto il governo disinnesca il rischio di uno sciopero delle stazioni di servizio, convocando un tavolo per il varo di misure in favore del settore.
Non faremo mai un compromesso sulla salute, ma non si può neanche rinunciare al futuro
Call center
Stop ad alcuni servizi dei call center e alle macchine per l’industria del tabacco
abbiamo continuato ad affiancare la Protezione Civile Regione Lombardia e diverse Forze di Polizia (Piemonte, Lazio, Campania, Sicilia, Sardegna, Puglia e Basilicata) fornendo il supporto operativo h24 alle reti di comunicazione sicure, così come i nostri tecnici rimangono a disposizione di operatori pubblici, privati e militari per garantire l’operatività di flotte di eliambulanze impegnate anche in operazioni di evacuazione medica in bio-contenimento. È chiaramente un tema non solo industriale ma di sicurezza nazionale».
Le grandi aziende contano su una rete di fornitori che rischia di restare schiacciata dalla crisi.
«Per noi si tratta di circa 4.000 realtà, solo in Italia, per la stragrande maggioranza piccole e medie imprese altamente specializzate, che stiamo
La rete di fornitori Sono circa 4.000 realtà, solo in Italia, altamente specializzate, che stiamo aiutando a crescere
aiutando a crescere e ad essere il più possibile competitive indipendentemente da Leonardo ma che potrebbero avere enormi difficoltà a ripartire laddove Leonardo, il campione nazionale, dovesse fermarsi. Non esagero se dico che è in gioco la sopravvivenza di un sistema industriale. Competenze di altissimo valore tecnologico eredità di investimenti in ricerca e sviluppo che non sarebbe possibile riconvertire e che, di fatto, andrebbero disperse pregiudicando l’indipendenza tecnologica dell’italia in un settore che, a fronte dell’impetuosa avanzata dei processi di digitalizzazione, è un pilastro della sovranità nazionale. Fino a quando sarà possibile garantire le necessarie condizioni di sicurezza dei nostri dipendenti – come concordato con le parti sindacali – noi faremo la nostra parte».