La più grande manovra della storia Duemila miliardi per ripartire
Il Congresso discute i dettagli: sostegno economico alle fasce medio basse; assegni ai redditi sotto i 75mila dollari, aiuti trasversali a grandi e piccole imprese
WASHINGTON Una diga da duemila miliardi per arginare l’emergenza economica da coronavirus. Il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha raggiunto l’accordo con repubblicani e democratici. Nella nottata italiana è atteso il via libera formale del Senato e oggi quello della Camera. Secondo le previsioni il più grande piano fiscale della storia americana dovrebbe essere approvato all’unanimità dal Congresso. L’intervento è trasversale: sostegno alle fasce medio-basse, prestiti agevolati alle piccole e grandi imprese, fondi di salvataggio per i settori più direttamente investiti. La Casa Bianca e il Tesoro stimano che lo stimulus possa mettere in movimento quattromila miliardi di dollari, una cifra pari al 20% del prodotto interno lordo degli Stati Uniti. A Capitol Hill è diffusa la sensazione che questa mossa non sia risolutiva. Potrebbero rendersi necessarie altre leggi. Intanto si attende il testo definitivo, oltre 500 pagine, non ancora diffuso. Ma le linee generali sono note.
Pochi o tanti, ma subito
La misura più innovativa è l’assegno versato a tutti i contribuenti americani con un reddito annuale inferiore a 75 mila dollari. L’importo sarà pari a 1200 dollari a persona, più 500 dollari a figlio, fino a un tetto massimo di tremila dollari. Non è ancora chiaro in quale misura diminuirà l’importo nella fascia tra 75 e 99 mila dollari. In ogni caso si dissolverà oltre questa soglia. Vedremo per quanto tempo durerà il contributo. Si era parlato di due versamenti, poi di quattro. La formula prevista dalla legge dovrebbe essere: «finché il Paese è in emergenza». Le risorse stanziate arriverebbero fino a 250 miliardi di dollari. Se la crisi dovesse prolungarsi per mesi, questa posta andrebbe evidentemente rifinanziata.
I democratici hanno ottenuto anche il potenziamento dei programmi federali e statali per i disoccupati. Saranno allargate le maglie, visto che i dati del Ministero del lavoro mostrano che solo il 20-30% dei senza lavoro accede ai benefici. Oggi in media l’indennità ammonta a 370 dollari a settimana; dovrebbe aumentare di 650 dollari per i prossimi quattro mesi. Copertura anche per i free-lance e i lavoratori a tempo o a cottimo (gig economy), come, per esempio, gli autisti di Uber.
Altri 367 miliardi serviranno per concedere prestiti agevolati alle piccole imprese che si impegnano a mantenere invariati i livelli di occupazione. La manovra dovrebbe durare fino al 30 giugno.
I «Big»
Ma il capitolo più sofferto riguarda i 500 miliardi di dollari per le aziende più grandi. La Federal Reserve costituirà un fondo da 425 miliardi: agirà da leva finanziaria per attivare linee di credito a favore delle società in difficoltà. Il timore era che questo strumento potesse essere utilizzato con discrezionalità dal Tesoro per favorire le corporation più vicine all’amministrazione e penalizzare le altre. Verrà nominato, quindi, un ispettore generale a sua volta controllato dal Congresso. Il gruppo che fa capo a Trump e alla sua famiglia viene esplicitamente escluso da ogni agevolazione.
Ci sarebbero, invece, molti soldi per soccorrere la Boeing: 17 miliardi di dollari, probabilmente come prestiti agevolati. Nella stessa categoria ci sono altri 50 miliardi per le compagnie aeree: a quanto sembra 25 miliardi di prestiti e 25 di contributi a fondo perduto. Il Tesoro non esclude di acquisire quote nel capitale delle imprese più in difficoltà. Infine 8 miliardi per i settori già in apnea: alberghi, casinò, navi da crociera, eccetera.
Emergenza ospedali
Agli ospedali e ai presidi sanitari vanno 130 miliardi di dollari. Circa 150 ai singoli Stati per compensare il prevedibile calo delle entrate fiscali e coprire le spese dell’emergenza. Allo Stato di New York, investito in pieno dal virus, sono destinati 3,8 miliardi di dollari. «Sembra un grande numero – ha commentato il governatore Andrew Cuomo – invece è terribile. Finora abbiamo già speso un miliardo e ce ne servono 15».