Donne e violenze, meno denunce Ma la piaga non si è arrestata
Crollano le segnalazioni: una situazione nuova che può nascondere realtà difficili
Il lockdown del nostro Paese per la lotta al Covid-19 ha completamente alterato gli equilibri della nostra vita, questo è chiaro in senso sociale ma ha risvolti diversi quando si pensa alla vita semplice di ognuno di noi.
Per tanti fortunati la famiglia è un rifugio sicuro e uno stimolo per la propria realizzazione, ma per altri la famiglia può essere un luogo di frustrazione e prevaricazione in cui le dinamiche sfociano in violenza domestica. Una delle manifestazioni più drammatiche di questa violenza è ciò che quotidianamente leggiamo sui giornali: il femminicidio.
Grazie ad alcuni dei personaggi che ho scelto di interpretare negli ultimi anni ho avuto modo di conoscere questa realtà. Penso a Io ci sono, film sull’aggressione all’allora avvocatessa di Urbino Lucia Annibali o alla storia di Nina in Nome di donna di Marco Tullio Giordana o all’ispettrice di polizia Eva Cantini che indaga su un caso di femminicidio nella serie Bella da morire, in onda in questi giorni sui Rai Uno.
Oggi però stiamo vivendo una condizione particolare in cui le coppie sono costrette ad una prossimità mai sperimentata prima e in totale assenza dello sbocco rappresentato dalle relazioni sociali esterne alla famiglia. Già perché questo virus è paradossale: ci allontana dal mondo esterno ma ci costringe ad una vicinanza per lo più mai provata con il nucleo familiare.
La relazione di coppia, in condizioni di normalità, si basa su meccanismi molto sofisticati che oggi sono stati di colpo terribilmente semplificati dall’improvvisa mancanza di tutte le altre interazioni sociali.
Se in certe famiglie questa semplificazione coatta porterà a una maggiore armonia e fors’anche a un nuovo boom demografico, in molti altri casi, la pressione rappresentata da questa condizione imprevista determina l’esplosione di tensioni latenti.
Fuori da ogni retorica, convivere in pochi metri quadri, senza la possibilità di uscire di casa significa dare corso a dinamiche del tutto inesplorate, tanto nei film quanto nella vita reale.
Un dato può esserci utile per analizzare la situazione attuale: sono drasticamente diminuite le chiamate di denuncia ai centri antiviolenza.
Sarebbe un errore pensare che in questi giorni la piaga sociale del femminicidio si sia arrestata, la verità è che in alcune famiglie c’è un clima di terrore tale da impedire a molte donne di denunciare. In tutto questo non basta rilanciare l’appello all’utilizzo del numero verde 1522 o la disponibilità data da molte farmacie a raccogliere le denunce di maltrattamenti o violenza domestica.
L’appello che dobbiamo lanciare è che le donne utilizzino questo particolare momento per farsi finalmente consapevoli della propria forza psichica e imparino ad amministrarla per evitare che la tensione famigliare esploda in atti di violenza senza ritorno.
La brutalità della violenza va prevenuta con consapevole
Numero verde
Si può chiamare il 1522 Ma in questi giorni anche alcune farmacie raccolgono le denunce
superiorità da parte delle donne: questa educazione di coscienza femminile è necessaria per capire che, spesso, i maschi poco strutturati ed evoluti vanno ammansiti come la saggezza e la ragione di Minerva vincono gli istinti ferini del Centauro.
La donna, oggi, deve trovare il coraggio di guardarsi allo specchio per comprendere davvero con chi ha scelto di condividere la propria intimità. Il bagno di realtà che la natura ci sta obbligando a fare, politicamente ed economicamente, la dobbiamo fare anche noi, sulla nostra pelle, nelle nostre case, a livello culturale e psicologico.