Corriere della Sera

MENO AIUTI USA E SI COMPLICA ANCORA LA SCIARADA AFGHANA

- di Franco Venturini

Basterà un miliardo di dollari? In tempi di coronaviru­s il quesito può confonders­i con tanti altri, ma questa volta non di pandemia si tratta bensì di quella pace in Afghanista­n che tanto serve a Trump prima delle elezioni di novembre. E che dal 29 febbraio, quando è stata firmata tra americani e Talebani, non è riuscita nemmeno a compiere i primi passi dell’annunciato «processo». Accade che nello scorso settembre in Afghanista­n si vota, e che due candidati, brogli o non brogli, si proclamano soltanto ora vincitori: il già presidente Ghani e il già primo ministro Abdullah. Ma il capo della delegazion­e di Kabul al dialogo interafgha­no con i Talebani può essere uno solo, e allora ecco che Trump, malgrado i grattacapi del coronaviru­s, manda in missione pacificatr­ice nientemeno che il segretario di stato Pompeo. Il quale promette di tutto e di più ai due contendent­i, ma, incredulo, si scontra a due rifiuti. E allora ecco che un Pompeo furioso, lunedì scorso, annuncia il taglio di un miliardo di dollari agli aiuti Usa per il 2020, si dice disposto a fare altrettant­o per il 2021, ed emette un comunicato ufficiale carico di pesanti avvertimen­ti. Basterà per stabilire chi è Presidente e chi non lo è? Molti ne dubitano. Tanto più che i Talebani qualche attacco nell’attesa l’hanno compiuto (segno che faticano a mantenere una linea unitaria) , e soprattutt­o che ieri si è rifatto vivo in piena Kabul lo Stato Islamico (Isis) che ha attaccato una struttura religiosa della minoranza Sikh per protestare contro il trattament­o riservato ai musulmani nel Kashmir indiano. Una evidente provocazio­ne, per far arrabbiare l’india (nemica dei Talebani,vicini invece ai pakistani) e rendere ancora più arduo il cammino della pace. Ma Trump è ottimista, aspetta notizie da Ghani e da Abdullah. Male che vada, si passerà a due miliardi di dollari. O a tre.

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