Il caos dei numeri sulla pandemia
La confusione statistica sul coronavirus continua a essere significativa, nel mondo. La mancanza di omogeneità nella raccolta dei dati e il fatto che non si sappia quante persone sono state infettate (si sa solo il numero di quelle risultate positive al test) impedisce di avere un’idea chiara della situazione, dunque di elaborare strategie fondate. Per dire, ieri il Financial Times ha riportato di uno studio dell’università di Oxford, guidato da Sunetra Gupta, secondo il quale il 50% della popolazione britannica potrebbe essere già stata infettata: se così fosse, le risposte messe in essere dal governo di Boris Johnson sarebbero fuori target, si sarebbe addirittura non lontanissimi dalla famosa «immunità di gregge» che avviene quando il 60-70% della popolazione è stata infettata. Non è detto che sia così, fatto sta che l’incertezza sui numeri è estrema. Uno dei maggiori raccoglitori ed elaboratori di dati, Ourworldindata.org — collegato all’università di Oxford ma non in rapporto con lo studio della ricercatrice Gupta — dal 18 marzo ha addirittura smesso di utilizzare le statistiche dell’organizzazione Mondiale della Sanità perché dice di avervi trovato errori. In più, l’oms non centralizza i dati sul numero di test effettuati nel mondo. Ourworldindata.com —che ritiene fondamentale fare test il più possibile e in modo scientifico — ha dunque raccolto informazioni nazionali. Al 20 marzo (ultima data confrontabile), il Paese che ha fatto più test (al di fuori della Cina) è stata la Corea del Sud, 316.664, seguita dall’italia con 206.886 e dalla Germania, a 167 mila il 15 marzo. Se ci si riferisce al numero di test per milione di abitanti, la Corea è seconda (6.148) superata dagli Emirati Arabi Uniti (12.738). L’italia è quarta (3.499) dietro l’australia (4.473). Dal momento che uno dei dati forse meno incerti è quello dei decessi (ma anche qui ci sono differenze nazionali nella definizione delle cause di morte), la loro velocità di espansione fotografa un po’ meglio di altri la situazione. Ourworldindata.com ha calcolato ogni quanti giorni è raddoppiato il numero dei morti tra il 10 e il 24 marzo: si va dai 43 giorni della Cina e dai 22 della Corea, le quali sono però già nella coda della pandemia, ai 6 dell’italia, ai 5 della Francia e della Spagna, ai 4 della Germania. Un quadro chiaro sarebbe fondamentale per dare risposte anche di medio periodo: è però di là da venire.
© RIPRODUZIONE RISERVATA