Corriere della Sera

I VENTITRÉ BERGAMASCH­I CHE SARANNO SACERDOTI IN ETERNO

- Caro Pietro, Aldo Cazzullo

Caro Aldo, don Giuseppe Berardelli aveva 72 anni. Era un sacerdote. Arciprete di Casnigo (Bergamo). Ha preso il Covid-19. I parrocchia­ni hanno comprato un respirator­e all’amatissimo prete della Val Gandino. Un operatore sanitario ha raccontato che non l’ha voluto. Ha detto: «Occorre pensare, prima, alla vita degli altri, bisogna anteporre la vita degli altri, soprattutt­o quella dei più giovani, alla propria». È morto tra domenica e lunedì... Pietro Mancini

Di don Giuseppe ha parlato con accento commosso Francesco Beschi, il vescovo di Bergamo. La sua diocesi è una delle più importanti d’europa, per il peso anche economico e per il numero di vocazioni: i preti bergamasch­i li trovi dappertutt­o, nelle missioni in Africa, nelle favelas sudamerica­ne, in Terra Santa — il bergamasco francescan­o Pierbattis­ta Pizzaballa è stato a lungo il custode del Santo Sepolcro e ora fa le veci del nunzio a Gerusalemm­e —, nelle parrocchie sparse in giro per l’italia, ovunque ci sia da portare la parola del Vangelo e anche un aiuto alle persone che soffrono. Già ventitré di loro sono morti per il coronaviru­s. Questo significa certo che molti sacerdoti sono anziani. Ma significa anche che vivono una vita di relazioni, in mezzo ai fedeli. Sono pastori che hanno l’odore delle pecore, come li vuole il Papa. Alcuni abitavano in una casa di riposo: esistono in Italia fraternità, come quella intitolata a San Carlo Borromeo, in cui i preti anche in tarda età possono vivere insieme, per alleviare la solitudine che li coglie quando non riescono più a incontrare i fedeli, a celebrare la messa. Noi laici facciamo un po’ fatica a capire il vincolo del celibato, che pure Francesco ha voluto o dovuto confermare. Il prete è diventato uno dei mestieri che gli italiani non vogliono più fare; infatti molti sono extracomun­itari. In ogni caso, i sacerdoti bergamasch­i — tra i quali va ricordato l’attivissim­o segretario generale della Curia, Giulio Dellavite — rimasti accanto ai malati, ai defunti, ai familiari, ci hanno ricordato che la loro è una missione nobile e necessaria. Ci sono sacerdoti che hanno fatto vergognare la Chiesa. Ce ne sono molti di più di cui si può dire a ragione «eris sacerdos in aeternum», sarai sacerdote per sempre.

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