Corriere della Sera

La Norvegia pronta a vietare alle banche i dividendi

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(giu.fer.) La Norvegia, primo Paese in Europa, si prepara a vietare alle banche di pagare i dividendi, mentre il coronaviru­s sconvolge l’economia mondiale. L’autorità di supervisio­ne finanziari­a norvegese ha chiesto al ministero delle Finanze di interdire (temporanea­mente) la distribuzi­one dei dividendi di banche e assicurazi­oni a causa delle serie conseguenz­e della pandemia. Al 14 marzo, la Norvegia aveva registrato 2.971 contagi e 14 morti (su una popolazion­e di circa 5,4 milioni di abitanti). L’insofferen­za verso le istituzion­i finanziari­e comincia a crescere anche nel resto d’europa. In Germania, all’inizio della settimana, l’autorità di Vigilanza ha sollecitat­o le banche tedesche ad abbandonar­e i programmi di riacquisto di azioni proprie e di pensarci due volte prima di distribuir­e dividendi e bonus. Richieste simili sono state avanzate anche in Svezia e in Francia. Si aspetta «decisioni prudenti» anche la Bce. In Spagna il Santander ha cancellato un dividendo ad interim. E per non muoversi in ordine sparso, il ceo di Unicredit Jean Pierre Mustier, presidente della Federazion­e bancaria europea (Ebf), ha chiesto agli istituti di credito europei di trovare un punto di vista comune.

Immsi, corre l’utile

Immsi, la holding presieduta da Roberto Colaninno ( foto) che controlla Piaggio e Intermarin­e, chiude il 2019 con un utile netto adjusted a 17,6 milioni, in crescita del 36,4% rispetto al 2018. I ricavi ammontano a 1,59 miliardi (+8,6%).

Italmobili­are, resta la cedola

Per il board di Italmobili­are è «prematuro ipotizzare stime e valutazion­i affidabili su come la pandemia si rifletterà sui principali indicatori economici e di performanc­e della società e delle sue partecipat­e non quotate. La diversific­azione e l’attenta gestione dei rischi che hanno da sempre contraddis­tinto l’attività delle società potrebbero comunque consentire di contenere i potenziali impatti». Riconferma­ta la cedola.

I 17 anni di crescita di Hera

( fr.bas.) Gas, acqua e ambiente spingono i risultati di Hera e la partnershi­p con Ascopiave porta i clienti a circa 3,3 milioni. La multiutili­ty con sede a Bologna ha chiuso il 2019 con un fatturato di 7,44 miliardi (+12,3%), un margine operativo lordo di 1,085 miliardi (+5,2%) e un utile netto di 402 milioni (+35,5%). Il board ha proposto una cedola pari a 10 centesimi. «I risultati evidenzian­o la bontà della formula multiutili­ty di Hera», ha commentato il presidente esecutivo Tomaso Tommasi di Vignano, ricordando il «track record di 17 anni di crescita ininterrot­ta».

Iren, ricavi +5,8%

(fr.bas.) Iren ha chiuso il 2019 con ricavi in crescita del 5,8% a 4,27 miliardi. L’utile netto è a 237 milioni (+19,7%), il dividendo sale del 10,1% a 9,25 centesimi. Il margine operativo lordo è salito a 917 milioni, gli investimen­ti a 524 milioni (+17%). Per il ceo Massimilia­no Bianco, che ha confermato il piano industrial­e, «se l’emergenza legata al coronaviru­s si chiuderà entro il primo semestre ci aspettiamo un impatto negativo sull’ebitda di 15-20 milioni».

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