La ministra: «Anche il Tour è in discussione»
Sul sito ufficiale del Tour de France spicca ancora il conto alla rovescia per la partenza da Nizza del 27 giugno. Ma anche il destino della Grande Boucle, per ora regolarmente in calendario come il torneo di tennis di Wimbledon, è a rischio per la diffusione del coronavirus. Lo ha confermato ieri la ministra dello sport francese, Roxana Maracineanu, all’emittente Bfmtv: «Il Tour è un evento storico ed emblematico per la Francia. Le discussioni sono ancora in corso, ma c’è incertezza così come ce n’è anche per quanto riguarda il campionato di calcio o quello di rugby. Questa pandemia ha un’incidenza molto forte anche sul settore sportivo». Anche in Francia tutti gli eventi sono al momento annullati, l’uso delle strutture sportive è vietato e i ciclisti professionisti si allenano in casa. Il governo Macron ha affermato che probabilmente lo stato attuale durerà fino alla fine di aprile. E Maracineanu, ex medaglia d’argento olimpica di nuoto, ha sottolineato che gli atleti avrebbero bisogno di tempo per riqualificarsi tra la fine del blocco e la ripresa delle competizioni: «altrimenti ci saranno sicuramente infortuni». Tra le possibilità considerate dagli organizzatori francesi c’è anche quella di una corsa a porte chiuse. Un’ipotesi che andrebbe ancora di più contro la tradizione del ciclismo, senza garanzie di sicurezza: «Anche senza il pubblico, sarebbero a rischio staff e corridori — dice Elia Viviani a Radio24 — . Non può essere così la ripartenza. Si può ripartire solo se ci saranno zero casi di coronavirus. Il ciclismo è uno sport in cui arrivano persone da tutto il mondo, compresi i duecento corridori al via. E se non è controllabile il pubblico non è controllabile neanche il gruppo».