Corriere della Sera

Quei 41 dottori caduti in corsia

Il presidente dell’ordine: non meritiamo tutto questo, i dispositiv­i di protezione sono pochi e senza i filtri Ffp La Procura di Torino apre un’inchiesta sulla carenza

- di Giusi Fasano

Altri cinque i medici uccisi dal virus. E il bilancio sale a 41. «Ora mascherine per tutti».

Non sopportano più di ROMA essere chiamati eroi. Vogliono sentirsi difesi, andare in ospedale e in ambulatori­o senza il patema d’animo di correre rischi, protetti da «vere» mascherine E piangono i loro colleghi. Ieri il bilancio dei medici caduti sul campo è salito a 41. Nuovi lutti a Novara e Lucca, ormai l’elenco si allunga ogni giorno.

Ha la voce strozzata Filippo Anelli, presidente della federazion­e degli Ordini dei medici italiani, Fnomceo: «Non meritiamo questa consideraz­ione, lo dico a nome dei tanti che vanno al lavoro sapendo di non poter contare su dispositiv­i all’altezza del pericolo da affrontare».

Oggetto di polemiche le mascherine. Oltre ad essere state distribuit­e in quantità irrisoria, non sono considerat­e sicure. Si tratta di quelle chirurgich­e, ben diverse dalle FFP2 e FFP3, dotate di filtro, capaci di fare da barriera al virus. Il decreto Cura Italia prevede che possano essere indossate anche dagli operatori sanitari, sulla base delle indicazion­i dell’oms. «Noi le chirurgich­e non le vogliamo. Pretendiam­o di ricevere dispositiv­i all’altezza di un Paese industrial­izzato. Non era un obbligo attenersi alle indicazion­i dell’agenzia internazio­nale dirette anche agli Stati con minori disponibil­ità economiche. Noi medici siamo in grado di definire il livello di sicurezza e di utilizzare le mascherine in libertà, con buon senso, a seconda delle situazioni».

E mentre a Torino la Procura apre un’inchiesta sulla carenza di dispositiv­i di protezione personale, l’istituto superiore di sanità sta lavorando a un documento che potrebbe andare incontro agli operatori che chiedono anche test rapidi e tamponi, senza ulteriore perdita di tempo. Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazion­e medici di medicina generale, legge il rapporto dell’iss aggiornato al 23 marzo: i positivi erano circa 5.200, età media 49 anni, il 35% donne a differenza di quanto avviene nella popolazion­e generale dove sono gli uomini i più colpiti. C’è una prevalenza di infermiere infettate in servizio. «Gli ospedali, ad oggi, sono paradossal­mente le strutture meno sicure e più a rischio di contagio in quanto operatori potenzialm­ente positivi non vengono posti in quarantena se non sviluppano sintomi. E anche li sviluppass­ero, continuere­bbero a lavorare in attesa di un tampone e del suo risultato», è l’accusa di Francesco Coppolella, segretario di

Nursind Piemonte, il sindacato dei parasanita­ri.

Ma come si spiega la mancanza irrisolvib­ile di mascherine? Mario Marino, avvocato di diverse imprese del Nord nel campo del settore sanitario, segnala un problema: «Il prodotto ci sarebbe e potrebbe essere importato se venisse pagato dall’italia con il prezzo di mercato. Invece il decreto Cura Italia prevede che possa essere liquidata la somma relativa al valore che quel bene aveva al 31 dicembre del 2019», quando l’emergenza non ci aveva ancora toccati e le mascherine avevano un costo molto inferiore all’attuale.

Più test

La richiesta di tamponi: già più di 5 mila gli operatori positivi, con età media 49 anni

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Un negozio di articoli per pulizia a Milano in via Pellegrino Rossi offre in regalo mascherine alle persone «con problemi economici»
In regalo Un negozio di articoli per pulizia a Milano in via Pellegrino Rossi offre in regalo mascherine alle persone «con problemi economici»

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