Ematologo, prof, volontario «Se n’è andato lavorando»
Giuseppe Finzi, 62 anni, era ematologo, angiologo, direttore del Day Hospital dipartimentale di Medicina di Parma e (nella stessa città) docente universitario a contratto di Malattie vascolari. Beppe, come lo chiamavano tutti, era «un medico sempre giovane ma allo stesso tempo d’esperienza» per dirla con le parole dell’amico Pierantonio Muzzetto, presidente dell’ordine dei medici di Parma. Nel suo passato professionale c’era, fra le altre cose, anche un tempo trascorso alla
Northwestern University di Chicago, c’era l’impegno nel volontariato e c’era il suo mettersi in gioco per Soragna, il comune della Bassa parmense dove viveva e dove suo padre Guido è stato uno storico medico condotto. Da lui — dicono gli amici — Beppe aveva ereditato l’empatia, la spontaneità. «Era ironico, sincero, sapeva rapportarsi in modo genuino con gli altri. Un carattere estroverso ma mai esagerato», racconta sempre l’amico Muzzetto. Che aggiunge: «È andato via, lavorando, vittima di questo nemico invisibile, subdolo e feroce nel far male a vecchi, meno giovani e oggi anche ai giovani. È stata la seconda vittima del Covid-19 di Parma. È caduto sul campo, insieme ad altri di questa città, conosciuti come lui, che hanno lasciato un solco e un ricordo in una Parma che oggi si trova a piangere i suoi cari amici e quei medici che hanno lavorato con impegno e dedizione. A loro va il nostro ricordo, un pensiero di vicinanza ai familiari».