Corriere della Sera

LE STRATEGIE

- Di Monica Guerzoni

Le scelte

● In Europa si discute sui meccanismi da adottare per difendere i Paesi e le economie colpite dall’emergenza coronaviru­s

● Di fatto si sono creati due fronti: uno guidato dalla Germania che chiede maggior rigore (e ha ipotizzato anche l’impiego delle regole del Mes) e uno che comprende Italia, Spagna e Francia che vuole più elasticità su debito e conti

● Nei giorni scorsi, su invito del premier Giuseppe Conte, otto Stati avevano lanciato un appello per l’emissione di «uno strumento di debito comune», incassando il no di Austria, Germania e Olanda

● Ieri si è tenuto il Consiglio europeo. Conte ha rifiutato di firmare la bozza e ha dato dieci giorni all’europa per una soluzione condivisa

ROMA All’apice della crisi più drammatica dal Dopoguerra, con l’italia intera impegnata con tutte le sue forze a combattere contro «un nemico invisibile che va dove vuole, come il vento», due cose Giuseppe Conte aveva chiesto all’europa: unità e velocità di azione. E quando il capo del governo ha capito che non avrebbe ottenuto né l’una né l’altra — nonostante l’appello di David Sassoli e la comprensio­ne di Ursula von der Leyen — ha maturato lo strappo. «Se la Ue non è solidale il progetto europeo è finito».

Forte dell’asse con il premier spagnolo Pedro Sánchez e del sostegno di Emmanuel Macron, Conte ha gridato il suo «stop». Una mossa che fotografa la spaccatura dell’europa tra solidali e indifferen­ti e provoca scompiglio anche sul piano interno, nella maggioranz­a gialloross­a.

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