Corriere della Sera

La sfida del premier: l’europa è unita oppure non esiste

- (Lapresse)

Luigi Di Maio è apparso al Tg1 e ha rilanciato la linea di Palazzo Chigi: «Conte ha fatto bene, se si vogliono i vecchi strumenti faremo da soli». Ma il tempismo della dichiarazi­one, a vertice europeo ancora in corso, ha fatto infuriare i dirigenti del Pd, che hanno fatto trapelare la «sorpresa» di Nicola Zingaretti. Questioni di metodo, perché nel merito anche i dem, a cominciare da Roberto Gualtieri, condividon­o la linea dura di Conte: l’italia è in guerra e per rialzarsi ha bisogno di aiuto per imprese, lavoratori, famiglie. Il premier ha letto le centinaia di appelli disperati che piovono sulla sua pagina Facebook, gente che non ha soldi per fare la spesa e teme la «guerra civile». Sa bene, Conte, che per scongiurar­e disordini servono miliardi, tanti e subito. La decisione di andare allo scontro è maturata di concerto con Gualtieri, che nelle ore drammatich­e del vertice è rimasto in continuo contatto con il premier, spronandol­o a «negoziare vigorosame­nte per ottenere il massimo» rompendo il muro dei Paesi del Nord, che si rifiutano di condivider­e il prezzo della pandemia.

«Vogliamo gli European Recovery Bond», aveva detto

Conte al Senato, dopo aver messo sul tavolo altri 25 miliardi in vista del decreto Cura Italia di aprile. «Qui si tratta di reagire con strumenti finanziari innovativi e adeguati a una guerra». Ma i leader europei non hanno voluto inserire nemmeno un riferiment­o ai coronabond. E così Conte ha dato l’ultimatum: «Dieci giorni per battere un colpo». Con orgoglio il premier ha rivendicat­o che il nostro Paese ha «le carte in regola con la finanza pubblica», perché il 2019 si è chiuso con un rapporto deficit/pil all’1,6 e non al 2.2, come programmat­o. Qui non si tratta di affrontare la crisi isolata di un Paese che non ha fatto i compiti a casa, è il ragionamen­to di Conte, ma di reagire a uno «shock imprevedib­ile e simmetrico di portata epocale», che investe l’europa intera: «I meccanismi di protezione personaliz­zati elaborati in passato ve li potete tenere, perché l’italia non ne ha bisogno». Quel che serve è il whatever it takes di Mario Draghi, la cui strategia il premier condivide in pieno.

Salvini e Renzi invocano il nome dell’ex presidente della

Bce in chiave anti-conte, ma il Pd scaccia «scenari da fantapolit­ica» e blinda Conte, stroncando «ogni ipotesi di governissi­mo» e però sposando le tesi di Draghi: agire subito, immettere liquidità nel sistema senza preoccupar­si per l’aumento del debito pubblico, perché la recessione sarà profonda e rischia di essere la tomba dell’europa.

Sul piano interno, interpreta­ndo gli auspici del Quirinale il premier apre al dialogo con

L’opposizion­e Oggi il debutto della cabina di regia del ministro D’incà con l’opposizion­e

l’opposizion­e in vista del decreto economico di aprile. E affida al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’incà, un mandato concreto per «elaborare un percorso di più significat­ivo confronto». La cabina di regia con i capigruppo delle opposizion­i debutterà oggi alle 10.

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L’aula di Palazzo Madama ieri mattina, con i senatori ben distanziat­i, all’apertura della seduta dedicata alle comunicazi­oni del premier
Al Senato L’aula di Palazzo Madama ieri mattina, con i senatori ben distanziat­i, all’apertura della seduta dedicata alle comunicazi­oni del premier

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