LA SCOMMESSA EUROPEA E ITALIANA DEL PREMIER
Lo scarto di Giuseppe Conte nei confronti dell’europa va letto come il rifiuto di accettare un aiuto calibrato su criteri precedenti all’epidemia del coronavirus. Dire di «no» alla bozza preparata ieri dal Consiglio dell’ue risponde alla volontà di trovare strumenti finanziari completamente nuovi per accompagnare la ricostruzione delle nazioni europee; e di aggrapparsi a un puntello solido per acquistare forza con gli interlocutori continentali e rendere più credibile il dialogo tra maggioranza e opposizione. E il puntello si chiama Mario Draghi.
«Siamo in sintonia, è una crisi simmetrica contro la quale serve un’azione straordinaria», ha spiegato ieri il premier, facendo proprie le proposte dell’ex presidente della Bce, affidate al londinese Financial Times. Per legittimare la politica espansiva che viene ritenuta inevitabile, la sfida all’approccio di alcuni alleati europei diventa inevitabile. Anche perché il tentativo iniziale di isolare l’italia quando è scoppiata l’epidemia non è passato inosservato. Se
Sponda
La sponda di Draghi può diventare un punto d’appoggio nel confronto con l’europa «nordista» che si aggrappa al rigore finanziario
nell’opinione pubblica dovesse radicarsi la sensazione che si tratti di una strategia, l’euroscetticismo lieviterebbe.
Anche per questo Conte tenta il rilancio. Nell’atteggiamento emerso in questi giorni, il governo italiano indovina le resistenze di quell’europa «nordista» che recalcitra di fronte all’esigenza di una solidarietà continentale; e che si aggrappa al rigore finanziario per placare le forti resistenze interne di fronte alla prospettiva di aiutare Paesi mediterranei come l’italia. Pretendere dall’europa una risposta entro dieci giorni significa scommettere sulla possibilità che alla fine la linea di Palazzo Chigi possa prevalere per evitare fratture.
Può darsi che alla fine si riveli l’unica praticabile. Ma è un gioco al rialzo ad alto rischio. Su questo sfondo, la sponda di Draghi può rivelarsi preziosa per l’italia e le altre nazioni che chiedono strumenti finanziari diversi. La mossa dell’ex presidente della Bce sta diventando un monito e una bussola con nuove coordinate, da offrire alle istituzioni europee per riplasmare le proprie strategie. Lo accredita come regista di una ricostruzione post-coronavirus che va oltre confini e logiche interne.
Tra l’altro, non è chiaro quanto il plauso trasversale dei partiti a Draghi nasca da un sincero apprezzamento o si mescoli anche alla paura di una sua futura leadership. Una nuova unità nazionale in Italia ha bisogno di tempo, piccoli passi, e un riconoscimento reciproco tra partiti di là da venire. Al momento, il massimo di dialogo può registrarsi a livello parlamentare. E comunque Conte rimane sotto il tiro della destra finché non otterrà un successo: nella sfida al Covid 19 e all’europa.