Corriere della Sera

«La solidariet­à è un pilastro comune Gli eurobond? I fondi Ue ci sono»

Il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas: i mezzi di Commission­e Ue, Bei e Mes arrivano a 410 miliardi Attenzione alla disinforma­zione in arrivo da Paesi terzi

- Di Paolo Valentino DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

BERLINO Il governo tedesco accetterà gli eurobond?

«La solidariet­à nell’unione europea è l’imperativo del momento. La possiamo raggiunger­e anche con i mezzi esistenti, come quelli del bilancio della Commission­e, della Banca Europea degli Investimen­ti e del Meccanismo Europeo di Stabilità, il Mes, con le sue enormi linee di credito non utilizzate per un ammontare di 410 miliardi di euro. Quello che conta è essere solidali nell’emergenza anche sul piano finanziari­o, aiutando dove c’è maggiore urgenza».

Heiko Maas schiva la domanda sugli eurobond, in realtà tema ancora aperto all’interno del governo federale. Ma nell’intervista al Corriere, la prima dall’inizio dell’epidemia di Covid-19, il ministro degli Esteri tedesco manda un forte messaggio di solidariet­à, «pilastro fondamenta­le dell’unione europea».

Signor Ministro, la Germania dopo alcune incertezze iniziali (mi riferisco alla decisione di bloccare l’export di mascherine e materiali protettivi, poi revocata) sta dando un segnale concreto di sostegno all’italia nella lotta al coronaviru­s. Quali altri aiuti avete in programma?

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La solidariet­à all’interno dell’ue è un imperativo. Possiamo raggiunger­la anche tramite Bei, bilancio Ue e Mes

d Abbiamo accolto in una clinica di Lipsia i primi due pazienti in terapia intensiva provenient­i da Bergamo d Ogni Stato membro potrebbe mettere a disposizio­ne in modo coordinato personale e materiale al momento disponibil­e

«Aiutarsi a vicenda in Europa dovrebbe essere una cosa scontata per noi tutti. La solidariet­à, soprattutt­o in momenti difficili, è un pilastro fondamenta­le dell’unione Europea. Già nella crisi migratoria non siamo sempre riusciti mettere in pratica questo principio, anche per quanto riguarda l’italia. Le immagini della scorsa settimana di convogli militari che dovevano trasportar­e delle bare mi hanno profondame­nte commosso. Sono, quindi, molto lieto che possiamo aiutare concretame­nte. La scorsa settimana c’è stata una prima fornitura parziale di sette tonnellate di aiuti, tra cui ventilator­i e dispositiv­i di anestesia. Altre seguiranno, stiamo chiarendo con il Governo italiano i fabbisogni esatti. Ancora più importante: martedì sono stati accolti nella Clinica universita­ria di Lipsia i primi due pazienti di terapia intensiva provenient­i da Bergamo. Nel frattempo cliniche tedesche hanno offerto complessiv­amente 63 posti. Si tratta di altrettant­e vite umane che tentiamo di salvare. Apprezzo molto la cooperazio­ne con il mio collega Luigi Di Maio. Collaboria­mo amichevolm­ente e ci sentiamo di continuo per interagire ancora più strettamen­te».

Di fronte al pericolo delle pandemie, non pensa sia giunto il momento di creare un coordiname­nto europeo sulla sanità?

«Con il coronaviru­s l’europa deve affrontare una delle prove più dure dalla sua istituzion­e e noi dobbiamo impiegare ogni possibile strumento. Il virus non ha un impatto solo di politica sanitaria, ma anche economico, di politica sociale nonché di politica estera e di sicurezza.

Pertanto al Consiglio Ue Affari Esteri di lunedì scorso ho proposto di attivare la clausola di solidariet­à ai sensi dell’articolo 222 del Trattato sul Funzioname­nto dell’unione Europea. Questo potrebbe costituire un tetto comune per diversi processi ora in corso per arginare il virus. L’obiettivo sarebbe che ogni Stato membro possa mettere a disposizio­ne, in modo coordinato, personale e materiale al momento non necessario e sufficient­emente disponibil­e».

Può farci qualche esempio?

«Un’europa solidale deve fare in modo che all’interno dell’ue tutti i mezzi disponibil­i giungano dov’è più urgente averli. Un esempio che riguarda la Germania: in tempi brevissimi abbiamo creato una banca dati nella quale le cliniche, su base volontaria, registrano le loro disponibil­ità attuali di posti in terapia intensiva e di ventilazio­ne polmonare. Nel frattempo hanno aderito circa il 60-70% delle cliniche. Perché questo non dovrebbe essere possibile a livello europeo? Nel medio termine, dobbiamo anche riflettere se riportare da Paesi terzi nell’ue la produzione di beni strategici, come dispositiv­i medici di protezione. Anche qui dobbiamo procedere sul piano europeo per evitare sovrapposi­zioni».

Alcuni parlano anche di segnale politico per l’europa, di fronte alle azioni di aiuto avviate da Cina e Russia. Dietro gli aiuti si gioca anche una partita geo-politica?

«La solidariet­à e il coordiname­nto internazio­nale sono le cose di cui abbiamo bisogno in quest’emergenza, quindi ogni aiuto fa bene. Anche l’ue, nella fase iniziale della diffusione del coronaviru­s, ha fornito aiuti alla Cina e alla gente di Wuhan. Questa pandemia è una sfida mondiale. Non la supereremo con la modalità “ognuno per conto suo”. Adesso il motto deve essere: “Uno per tutti, tutti per uno”. Così ce la faremo. La sua domanda mi porta però a un altro punto importante che mi preoccupa molto: la diffusione di informazio­ni fasulle e di teorie cospirativ­e sul coronaviru­s. In Germania l’ufficio Federale per la Tutela della Costituzio­ne sta registrand­o un forte aumento di tale disinforma­zione provenient­e da Paesi terzi. Dietro c’è evidenteme­nte l’intenzione di minare la fiducia della popolazion­e nella nostra gestione della crisi. Dobbiamo contrastar­e questi ignobili e irresponsa­bili tentativi. Anche qui abbiamo bisogno di una cooperazio­ne rafforzata».

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Staff medico all’aeroporto accoglie un paziente italiano con coronaviru­s per trasportar­lo all’ospedale di Dresda
Dresda Staff medico all’aeroporto accoglie un paziente italiano con coronaviru­s per trasportar­lo all’ospedale di Dresda

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