«La solidarietà è un pilastro comune Gli eurobond? I fondi Ue ci sono»
Il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas: i mezzi di Commissione Ue, Bei e Mes arrivano a 410 miliardi Attenzione alla disinformazione in arrivo da Paesi terzi
BERLINO Il governo tedesco accetterà gli eurobond?
«La solidarietà nell’unione europea è l’imperativo del momento. La possiamo raggiungere anche con i mezzi esistenti, come quelli del bilancio della Commissione, della Banca Europea degli Investimenti e del Meccanismo Europeo di Stabilità, il Mes, con le sue enormi linee di credito non utilizzate per un ammontare di 410 miliardi di euro. Quello che conta è essere solidali nell’emergenza anche sul piano finanziario, aiutando dove c’è maggiore urgenza».
Heiko Maas schiva la domanda sugli eurobond, in realtà tema ancora aperto all’interno del governo federale. Ma nell’intervista al Corriere, la prima dall’inizio dell’epidemia di Covid-19, il ministro degli Esteri tedesco manda un forte messaggio di solidarietà, «pilastro fondamentale dell’unione europea».
Signor Ministro, la Germania dopo alcune incertezze iniziali (mi riferisco alla decisione di bloccare l’export di mascherine e materiali protettivi, poi revocata) sta dando un segnale concreto di sostegno all’italia nella lotta al coronavirus. Quali altri aiuti avete in programma?
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La solidarietà all’interno dell’ue è un imperativo. Possiamo raggiungerla anche tramite Bei, bilancio Ue e Mes
d Abbiamo accolto in una clinica di Lipsia i primi due pazienti in terapia intensiva provenienti da Bergamo d Ogni Stato membro potrebbe mettere a disposizione in modo coordinato personale e materiale al momento disponibile
«Aiutarsi a vicenda in Europa dovrebbe essere una cosa scontata per noi tutti. La solidarietà, soprattutto in momenti difficili, è un pilastro fondamentale dell’unione Europea. Già nella crisi migratoria non siamo sempre riusciti mettere in pratica questo principio, anche per quanto riguarda l’italia. Le immagini della scorsa settimana di convogli militari che dovevano trasportare delle bare mi hanno profondamente commosso. Sono, quindi, molto lieto che possiamo aiutare concretamente. La scorsa settimana c’è stata una prima fornitura parziale di sette tonnellate di aiuti, tra cui ventilatori e dispositivi di anestesia. Altre seguiranno, stiamo chiarendo con il Governo italiano i fabbisogni esatti. Ancora più importante: martedì sono stati accolti nella Clinica universitaria di Lipsia i primi due pazienti di terapia intensiva provenienti da Bergamo. Nel frattempo cliniche tedesche hanno offerto complessivamente 63 posti. Si tratta di altrettante vite umane che tentiamo di salvare. Apprezzo molto la cooperazione con il mio collega Luigi Di Maio. Collaboriamo amichevolmente e ci sentiamo di continuo per interagire ancora più strettamente».
Di fronte al pericolo delle pandemie, non pensa sia giunto il momento di creare un coordinamento europeo sulla sanità?
«Con il coronavirus l’europa deve affrontare una delle prove più dure dalla sua istituzione e noi dobbiamo impiegare ogni possibile strumento. Il virus non ha un impatto solo di politica sanitaria, ma anche economico, di politica sociale nonché di politica estera e di sicurezza.
Pertanto al Consiglio Ue Affari Esteri di lunedì scorso ho proposto di attivare la clausola di solidarietà ai sensi dell’articolo 222 del Trattato sul Funzionamento dell’unione Europea. Questo potrebbe costituire un tetto comune per diversi processi ora in corso per arginare il virus. L’obiettivo sarebbe che ogni Stato membro possa mettere a disposizione, in modo coordinato, personale e materiale al momento non necessario e sufficientemente disponibile».
Può farci qualche esempio?
«Un’europa solidale deve fare in modo che all’interno dell’ue tutti i mezzi disponibili giungano dov’è più urgente averli. Un esempio che riguarda la Germania: in tempi brevissimi abbiamo creato una banca dati nella quale le cliniche, su base volontaria, registrano le loro disponibilità attuali di posti in terapia intensiva e di ventilazione polmonare. Nel frattempo hanno aderito circa il 60-70% delle cliniche. Perché questo non dovrebbe essere possibile a livello europeo? Nel medio termine, dobbiamo anche riflettere se riportare da Paesi terzi nell’ue la produzione di beni strategici, come dispositivi medici di protezione. Anche qui dobbiamo procedere sul piano europeo per evitare sovrapposizioni».
Alcuni parlano anche di segnale politico per l’europa, di fronte alle azioni di aiuto avviate da Cina e Russia. Dietro gli aiuti si gioca anche una partita geo-politica?
«La solidarietà e il coordinamento internazionale sono le cose di cui abbiamo bisogno in quest’emergenza, quindi ogni aiuto fa bene. Anche l’ue, nella fase iniziale della diffusione del coronavirus, ha fornito aiuti alla Cina e alla gente di Wuhan. Questa pandemia è una sfida mondiale. Non la supereremo con la modalità “ognuno per conto suo”. Adesso il motto deve essere: “Uno per tutti, tutti per uno”. Così ce la faremo. La sua domanda mi porta però a un altro punto importante che mi preoccupa molto: la diffusione di informazioni fasulle e di teorie cospirative sul coronavirus. In Germania l’ufficio Federale per la Tutela della Costituzione sta registrando un forte aumento di tale disinformazione proveniente da Paesi terzi. Dietro c’è evidentemente l’intenzione di minare la fiducia della popolazione nella nostra gestione della crisi. Dobbiamo contrastare questi ignobili e irresponsabili tentativi. Anche qui abbiamo bisogno di una cooperazione rafforzata».