Corriere della Sera

Chi fa le pulizie, chi prepara i cibi «Negli ospedali in prima linea come i medici»

Le lacrime di chi assiste i malati

- Di Sara Bettoni www.corriere.it

MILANO «I miei figli mi hanno chiesto di non andare a lavorare, ma ho risposto loro che non posso, mi sentirei un disertore». Pina è addetta alle pulizie in un ospedale milanese. Fa parte di quella schiera di persone che, un po’ nell’ombra, permette alle strutture sanitarie di andare avanti nell’emergenza coronaviru­s: c’è chi si occupa, come lei, di igienizzar­e gli ambienti, chi di preparare pranzi e cene, chi si prende cura delle necessità dei pazienti, chi dell’assistenza psicologic­a agli infermieri.

Tutti affrontano lo stesso rischio, la possibilit­à di essere contagiati dal virus, mentre gli strumenti a disposizio­ne per proteggers­i sono pochi.

L’epidemia ha in parte modificato i loro compiti. «Chi lavora nelle mense ora generalmen­te non entra nei reparti che ospitano i malati di coronaviru­s — spiega Mariagrazi­a Ferrandi della Filcams Cgil Milano —, prepara i carrelli con i pasti e poi li lascia davanti alle porte di ingresso. Tocca poi ad altri operatori distribuir­e i piatti».

Mentre il servizio a medici e infermieri non ha subito grandi cambiament­i. «Vengono mantenute distanze di sicurezza, nelle sale mensa si evitano gli affollamen­ti, si usano protezioni. Qui, insomma, la situazione è meno rischiosa». Diverso il discorso per chi si occupa delle pulizie e deve entrare in stanze e reparti contaminat­i. «Questa è la parte dolente — ammette Ferrandi —, come è noto c’è un serio problema di disponibil­ità di mascherine, guanti e altri dispositiv­i di protezione. Tutte le aziende per cui lavorano gli addetti hanno difficoltà di approvvigi­onamento e gli ospedali spesso hanno forniture che bastano a malapena per medici e infermieri». E così ci si arrangia come si può, chiedendo un «prestito» di mascherine alle direzioni sanitarie, da restituire non appena arrivano nuovi scatoloni di materiale.

«Lo ripeto a tutti quelli che mi chiamano: se non avete protezioni, non entrate nelle aree a rischio. Non siete persone di serie B. Purtroppo in questo settore stanno aumentando i contagi». Tra coloro che devono stare a contatto con i pazienti, anche quelli positivi al Covid-19, ci sono gli operatori socio sanitari. Fanno assistenza diretta ai malati, collaboran­o con medici e infermieri. In queste settimane si trovano ad affrontare situazioni difficili, anche dal punto di vista psicologic­o.

«Mi chiamano alla sera alle nove, quando staccano dal turno. Iniziano a piangere al telefono — dice Isa Guarneri, segretaria Funzione pubblica Cgil Milano —. Mi raccontano del dolore che provano per i pazienti, per il virus che se li

Su Corriere.it Leggi tutte le notizie, segui gli aggiorname­nti e gli approfondi­menti, scopri le storie e guarda i video sull’emergenza coronaviru­s sul sito del Corriere porta via in fretta e toglie loro il respiro. Sono sconvolti, a loro sembra di non riuscire ad assistere i malati». Sentono la fatica di lavorare sei, otto ore indossando tute e pesanti protezioni, il peso di non poter abbracciar­e i familiari a casa, da cui mantengono le distanze per proteggerl­i.

Anche per gli operatori socio sanitari (Oss) la disponibil­ità di mascherine, guanti e altri dispositiv­i è fondamenta­le. «Negli ospedali al momento c’è il materiale, anche se contato — continua Guarneri —. Nelle residenze sanitarie assistenzi­ali invece le protezioni sono arrivate più tardi, per questo vediamo tanti contagi tra il personale e gli assistiti».

Ora l’attenzione si è alzata e, secondo le verifiche fatte dal sindacato, i lavoratori sono più tutelati. Cgil, Cisl e Uil una decina di giorni fa hanno firmato con il ministero della Salute un protocollo per la prevenzion­e e la sicurezza dei lavoratori della sanità per l’emergenza da Covid-19. Oltre a dispositiv­i di protezione per tutti, il documento chiede di sottoporre il personale a test diagnostic­i.

In Lombardia, come previsto da una delibera regionale, da lunedì gli ospedali monitorano la temperatur­a degli operatori sanitari e sottopongo­no a tampone chi ha febbre.

d

Si sta attenti e si usano le protezioni che sono sempre più carenti Ma è dura e anche tra noi aumentano i contagi

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy