Le operatrici si isolano nella casa di riposo «Così teniamo il virus lontano dagli ospiti»
Milano, dal 19 marzo tredici dipendenti di una Rsa hanno deciso di autoconfinarsi con i loro assistiti «Vogliamo proteggerli, adesso sono più tranquilli»
Autoconfinate. Hanno deciso di farlo perché «il nostro compito è proteggerli». Così il 19 marzo scorso hanno salutato le loro famiglie e si sono chiuse con i sessanta anziani assistiti nella casa di riposo che gestiscono. Sono tredici dipendenti della cooperativa sociale Airone di Magenta che lavorano nella Rsa Riccardo Pampuri di Morimondo, alle porte di Milano: tutte donne (tranne un infermiere che ci perdonerà se proseguiremo parlando al femminile), età media intorno ai quarant’anni, con a casa compagni, mariti e figli. Autoconfinate, appunto.
Quando le notizie sulle morti nelle strutture per anziani si sono fatte sempre più preoccupanti e il tam tam fra
Le reazioni
«La prima sera qualcuno si è stupito: vedeva che non andavamo a casa»
colleghi ha reso evidente che il Covid avrebbe potuto insinuarsi anche dentro quelle mura, si sono guardate in faccia e hanno pensato a cosa avrebbero potuto fare per arginare il rischio. «Se continuiamo a entrare e uscire, potremmo involontariamente portarlo dentro noi», si sono dette. Poi sono andate in delegazione dalla presidente della cooperativa, lei stessa infermiera, e hanno articolato la proposta: «Contiamoci e vediamo quanti sono disponibili. Se i numeri sono sufficienti a garantire il servizio, chiudiamo tutto. Più sicuri loro, più sicuri noi».
La palestra-camerata
Detto, fatto. All’appello volontario hanno risposto sette operatrici sanitarie, tre infermieri, un animatore, due addette alle pulizie. «Abbiamo verificato quale sarebbe stato l’impegno ripartito fra noi e abbiamo valutato che ce l’avremmo fatta», conferma al telefono la presidente Sabrina Saccani. Così, prima sono state informate le famiglie e poi ci si è attrezzati per la vita quotidiana. La palestra, con tutti i materassini per terra, è 60
Team I dipendenti della cooperativa Airone di Magenta che gestisce la Rsa Pampuri: in piedi a sinistra con gli occhiali la presidente Sabrina Saccani diventata la grande camerata
Il bilancio dove si dorme. La cucina interna
Gli anziani alla Rsa è tenuta separata
Veneto, 125 contagiati minorenni assistiti all’interno della da un vetro e le cuoche preparano casa di cura gestita dalla i pasti anche per il
Sei sono ricoverati in ospedale cooperativa sociale personale che ha deciso di vivere
Airone di Magenta, qui. Turni? Beh, con questi specializzata nel numeri è un po’ difficile
S reclutamento di farne: «Diciamo — prosegue ono 132 i ragazzi minorenni contagiati da Covid-19 in 13 personale badante Sabrina Saccani — che siamo Veneto dall’inizio dell’epidemia. Di questi sei sono sempre impegnate e cerchiamo ancora ricoverati negli ospedali della regione e tre piuttosto di organizzarci i hanno meno di un anno. Sette sono invece i guariti: momenti di riposo». Poi sono attualmente i positivi sono 125. La Regione ha precisato che
I dipendenti stati informati gli ospiti: «La ben 42 contagiati hanno meno di 5 anni e 9 non hanno della Rsa che hanno prima sera qualcuno si è stupito compiuto l’anno. La maggior parte dei giovani pazienti deciso di «autoconfinarsi» perché vedeva che non ricoverati si trova nei reparti Covid dell’usl 6 di Padova. Dei per proteggere gli andavamo a casa. Sono quelli contagiati solo 3 sono i pazienti non inseriti nell’anagrafe anziani assistiti: 7 che seguono i telegiornali e sanitaria del Veneto, ovvero provenienti da fuori regione. operatrici sanitarie, 3 sanno cosa sta succedendo e Quanto al totale dei contagiati, sono 7.202 dall’inizio infermieri, 1 animatore e sono quelli più preoccupati. dell’epidemia. I decessi sono 308, 21 solo nelle ultime ore.
2 addette alle pulizie Quindi abbiamo spiegato che
© RIPRODUZIONE RISERVATA avevamo deciso di fermarci dentro per proteggerli di più. E credo che abbiano capito il nostro intento». La riprova? «Di notte non chiama quasi mai nessuno, mentre prima la campanella suonava spesso. È come se fosse il loro modo per non disturbarci troppo e dirci che hanno capito il nostro sforzo. E comunque ci siamo accorti che la nostra presenza costante li ha tranquillizzati molto».
Tutti insieme
Vita in comune, insomma, senza contatti con l’esterno. Il medico arriva al mattino, ma resta confinato dietro a un vetro così come le cuoche. Avvisati anche i parenti a casa, che ringraziano come possono e mandano torte, biscotti, frutta e libri.
Ogni giorno poi, gli operatori li chiamano via Whatsapp con gli ospiti della Rsa e si cerca così di mantenere vivo il rapporto con i parenti lontani che non può essere fisico. Ripensamenti? «Nessuno. Siamo tutti molto motivati — garantisce la presidente Saccani — e siamo convinti che questo sacrificio valga la pena». Si contano i giorni per arrivare ai fatidici quattordici del fuori pericolo: «Per ora nessuno ha mai avuto i sintomi del virus e quando sarà passata un’altra settimana forse potremo pensare che ce l’abbiamo fatta».
Manco a dirlo, nessuno ha ancora chiesto o parlato di riconoscimenti in denaro. «Sono convinta che questo sforzo ulteriore andrà riconosciuto. Ma nessuno si è mosso per quell’obiettivo né ha fatto richieste preventive».
Riassume la filosofia il presidente di Confcooperative Lombardia, Massimo Minelli, che sta affrontando giorni difficili seguendo tante realtà messe in ginocchio da questa emergenza: «La cooperazione sta fino in fondo con la comunità, sul campo, anche in un momento drammatico per tanti operatori. Un esempio di responsabilità e resilienza che non dimentica chi ha bisogno».
Adattamento Assistenti e infermiere dormono in palestra «Ripensamenti? No, ne vale la pena»