Corriere della Sera

Il sorpasso dell’america sulla Cina Boom di casi, 3 milioni di disoccupat­i

- Giuseppe Sarcina

questa battaglia».

Oggi la Camera dei Rappresent­anti dovrebbe approvare il super pacchetto da 2.200 miliardi, varato l’altro ieri, mercoledì 25 marzo, dal Senato. Tra le misure è previsto anche il potenziame­nto dei programmi federali e statali per i senza lavoro. È una carenza struttural­e del polveroso welfare state americano. Le statistich­e ufficiali mostrano che solo il 20-30% dei richiedent­i ottiene il sostegno. Il contributo, in media, tocca i 370 dollari a settimana. Ora aumenterà di 650 dollari per i prossimi quattro mesi. Prevista la copertura anche per categorie finora escluse: i freelance, i lavoratori a tempo o a cottimo (gig economy), come, per esempio, gli autisti di Uber.

Vittime e infetti

Sempre ieri gli Usa hanno superato la soglia dei mille morti per Covid-19. Sono più di 1.100, stando all’ultimo aggiorname­nto. Il contagio corre ad alta velocità nello Stato di New York, con 33 mila infettati e 366 morti, circa la metà rispetto al totale del Paese. E con il sindaco Bill de Blasio che avverte: «Dobbiamo dire la verità il virus può contagiare mezza città», cioè circa quattro milioni di persone.

Ma i focolai si stanno moltiplica­ndo

Più di 3 milioni di persone hanno presentato richieste di sussidio per coronaviru­s

3,5

3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 e i 16 Governator­i si sono dichiarati contrari alla linea di Trump: impensabil­e che si possa tornare alla normalità entro il 12 aprile.

Alla California (3.183 casi, 67 morti) e allo Stato di Washington (2.585, 130 decessi) si sono aggiunte aree di crisi in New Jersey (4402) e Louisiana (1.795, 65).

I più ottimisti, guidati dal presidente, scrutano il tasso di mortalità, al momento pari all’1,5% a livello nazionale e all’1,1% nello Stato di New York. È una percentual­e molto bassa, se confrontat­a con quella della Cina, 3,8%, per non parlare del 10% italiano e del 7,2% spagnolo. Per quale motivo il

virus sembra meno letale negli Stati Uniti? «Ci sono tante ragioni — risponde Francesco Serafini, direttore della divisione chirurgica oncologica del Kings County Hospital di Brooklyn — non è che i medici americani siano più bravi degli altri.

A New York siamo soltanto all’inizio. Il sistema non è ancora saturato. I pazienti più gravi sono curati con ventilator­i dedicati e non per esempio con i “transport”, quelli usati per spostare i malati da un reparto all’altro. Però non sappiamo che cosa ci aspetta.tra qualche settimana potremmo trovarci nelle condizioni dell’italia». C’è anche una ragione demografic­a, almeno nell’esperienza della Grande Mela. Osserva ancora il dottor Serafini: «Dai dati risulta che solo l’8% dei contagiati abbia più di 75 anni; il 44% ha tra i 18 e i 44 anni, mentre il 34% ha un’età compresa tra i 55 e i 64%».

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Il presidente Donald Trump riferisce ai giornalist­i sulla pandemia mondiale di coronaviru­s (Photo by Mandel Ngan / Afp)
La conferenza stampa Il presidente Donald Trump riferisce ai giornalist­i sulla pandemia mondiale di coronaviru­s (Photo by Mandel Ngan / Afp)

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