Il sorpasso dell’america sulla Cina Boom di casi, 3 milioni di disoccupati
questa battaglia».
Oggi la Camera dei Rappresentanti dovrebbe approvare il super pacchetto da 2.200 miliardi, varato l’altro ieri, mercoledì 25 marzo, dal Senato. Tra le misure è previsto anche il potenziamento dei programmi federali e statali per i senza lavoro. È una carenza strutturale del polveroso welfare state americano. Le statistiche ufficiali mostrano che solo il 20-30% dei richiedenti ottiene il sostegno. Il contributo, in media, tocca i 370 dollari a settimana. Ora aumenterà di 650 dollari per i prossimi quattro mesi. Prevista la copertura anche per categorie finora escluse: i freelance, i lavoratori a tempo o a cottimo (gig economy), come, per esempio, gli autisti di Uber.
Vittime e infetti
Sempre ieri gli Usa hanno superato la soglia dei mille morti per Covid-19. Sono più di 1.100, stando all’ultimo aggiornamento. Il contagio corre ad alta velocità nello Stato di New York, con 33 mila infettati e 366 morti, circa la metà rispetto al totale del Paese. E con il sindaco Bill de Blasio che avverte: «Dobbiamo dire la verità il virus può contagiare mezza città», cioè circa quattro milioni di persone.
Ma i focolai si stanno moltiplicando
Più di 3 milioni di persone hanno presentato richieste di sussidio per coronavirus
3,5
3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 e i 16 Governatori si sono dichiarati contrari alla linea di Trump: impensabile che si possa tornare alla normalità entro il 12 aprile.
Alla California (3.183 casi, 67 morti) e allo Stato di Washington (2.585, 130 decessi) si sono aggiunte aree di crisi in New Jersey (4402) e Louisiana (1.795, 65).
I più ottimisti, guidati dal presidente, scrutano il tasso di mortalità, al momento pari all’1,5% a livello nazionale e all’1,1% nello Stato di New York. È una percentuale molto bassa, se confrontata con quella della Cina, 3,8%, per non parlare del 10% italiano e del 7,2% spagnolo. Per quale motivo il
virus sembra meno letale negli Stati Uniti? «Ci sono tante ragioni — risponde Francesco Serafini, direttore della divisione chirurgica oncologica del Kings County Hospital di Brooklyn — non è che i medici americani siano più bravi degli altri.
A New York siamo soltanto all’inizio. Il sistema non è ancora saturato. I pazienti più gravi sono curati con ventilatori dedicati e non per esempio con i “transport”, quelli usati per spostare i malati da un reparto all’altro. Però non sappiamo che cosa ci aspetta.tra qualche settimana potremmo trovarci nelle condizioni dell’italia». C’è anche una ragione demografica, almeno nell’esperienza della Grande Mela. Osserva ancora il dottor Serafini: «Dai dati risulta che solo l’8% dei contagiati abbia più di 75 anni; il 44% ha tra i 18 e i 44 anni, mentre il 34% ha un’età compresa tra i 55 e i 64%».