Gantz dice sì: Netanyahu sarà premier
Come in un fidanzamento che finisce male, Yair Lapid si è tolto dalla chat con l’ormai ex alleato Benny Gantz. La separazione su Whatsapp prepara quella in parlamento e arriva a sorpresa dopo tre settimane convulse nella politica israeliana. L’ex capo di Stato Maggiore avrebbe trovato un accordo con Netanyahu per un governo di unità nazionale: è stato eletto presidente del parlamento e una volta finalizzato il patto diventerà ministro degli Esteri. Un paio di passi indietro per chi aspirava a guidare la nazione: Bibi gli promette che potrà sedere sulla poltrona di premier fra diciotto mesi. Dopo di lui. L’intesa è inaccettabile per Lapid che al governo con Netanyahu ci è già stato — da ministro delle Finanze — e non si fida. Il suo partito C’è Futuro è un pezzo importante dell’alleanza Blu Bianco creata proprio per spodestare il premier in carica da 11 anni senza interruzioni. Con Lapid se ne va anche Moshe Yaalon, altro ex capo di Stato Maggiore e fuoriuscito del Likud. Durante quasi un anno di campagne elettorali a ripetizione (gli israeliani hanno votato per tre volte, l’ultima il 2 marzo) l’ex generale aveva ripetuto di escludere una coalizione con Netanyahu: ne aveva fatto una questione etica, il premier è stato incriminato per corruzione e la prima udienza del processo è stata rinviata per l’emergenza coronavirus. Il governo di unità dovrebbe riuscire a mettere insieme una maggioranza di 78 deputati su 120: il blocco della destra guidato da Netanyahu, Gantz e i suoi, una parte dei laburisti. La giravolta di Gantz è ancora più imprevista considerato che era stato lui a ottenere il mandato per formare un governo: aveva ricevuto anche il sostegno della Lista Unita, che rappresenta gli arabi israeliani. I suoi consiglieri fanno notare che ancora una volta, da buon soldato, ha messo Israele sopra a tutto e ha accettato l’accordo per permettere al Paese di combattere l’epidemia. I critici lo accusano di aver tradito i suoi elettori.