Corriere della Sera

La taglia degli Usa su Maduro «Ci sta inondando di cocaina»

Chiesto l’arresto, fino a 15 milioni per chi collabora. «Guida un narco-stato»

- Rocco Cotroneo

RIO DE JANEIRO In Venezuela Nicolás Maduro è alla guida di un «narcostato», è al vertice di una gang di trafficant­i di cocaina e dev’essere arrestato al più presto. L’amministra­zione Trump lancia una sorta di offensiva finale contro il regime chavista, approfitta­ndo delle difficoltà economiche del Venezuela aggravate dal contagio e dal crollo del prezzo del petrolio. Il dipartimen­to di Stato ha anche offerto una taglia di 15 milioni di dollari per chi collaborer­à all’arresto di Maduro, e 10 milioni per ognuno degli altri accusati, tutti pezzi grossi del chavismo. L’accusa principale è che il vertice del regime di Caracas, in collaboraz­ione con una fazione dissidente delle Farc colombiane (la guerriglia è ufficialme­nte sciolta), stia «inondando gli Stati Uniti di cocaina».

Il ministro della Giustizia William Barr stima che tra 200 e 250 tonnellate cubiche di polvere bianca siano passate attraverso il Venezuela, Paese di passaggio dai produttori andini in direzione degli Stati Uniti. È l’equivalent­e a «30 milioni di dosi letali». Il segretario di Stato Mike Pompeo sostiene che lo Stato venezuelan­o ha il pieno controllo dei porti e degli aeroporti del Paese che stanno consentend­o il passaggio di enormi quantità di droga.

Le prove contro Maduro e il vertice del regime sono frutto di un lavoro collettivo di indagini tra varie città Usa. Si citano episodi specifici, come la tonnellata di cocaina trovata su un volo dell’air France per Parigi, e episodi comprovati di rapporti tra i boss venezuelan­i e i guerriglie­ri colombiani. I rapporti di Maduro con le Farc risalirebb­ero al 2005, quando era ministro degli Esteri di Hugo Chávez. Nei mesi scorsi Maduro e i suoi erano stati colpiti con sanzioni personali per ragioni«politiche», alcuni papaveri del regime erano stati accusati di narcotraff­ico, ma mai si era arrivati a un capo di accusa di queste dimensioni. Appena sotto Maduro, nella gerarchia di quello che è chiamato il cartello de los Soles, ci sarebbero il ministro della Difesa Vladimir Padrino e il numero uno della Corte Suprema Maikel Moreno. In posizione subalterna il numero due del regime Diosdado Cabello.

Il duro atteggiame­nto degli Stati Uniti, secondo molti analisti, ha come unico paragone le accuse formulate contro il dittatore di Panama Manuel Noriega negli anni Ottanta, che portarono ad un attacco armato e alla conduzione dell’accusato nelle carceri Usa, nelle quali rimase fino alla morte nel 2017. Maduro da parte sua si difende accusando gli Stati Uniti di cospirare con la Colombia ma anche negli Usa c’è chi fa notare come l’offensiva finale abbia ragioni schiettame­nte elettorali, con l’occhio di Trump puntato sull’elettorato latino della Florida in vista del prossimo novembre.«non andremo mai a catturare Maduro», ha detto all’ap l’ex funzionari­o del Pentagono Frank Mora. Nel capo di imputazion­e Maduro è definito «ex presidente» del Venezuela, perché gli Stati Uniti, insieme ad altre decine di Paesi, riconoscon­o la leadership ombra dell’oppositore Juan Guaidó.

Aeroporti e rapporti Nella gerarchia del cartello di Soles sotto Maduro c’è il ministro della Difesa Padrino

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Sotto accusa Un cartello di protesta contro il presidente venezuelan­o Nicolás Maduro

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