Corriere della Sera

No al rientro dopo ogni corsa per le auto con conducente

La battaglia con i taxi. La Consulta: per gli Ncc aggravio organizzat­ivo, il governo disciplini l’uso di app

- (Foto Ansa) Giacomo Valtolina

La scheda

● La Consulta ha dichiarato incostituz­ionale il decreto con cui si imponeva agli Ncc il rientro in autorimess­a dopo ogni corsa, introdotto dal governo Lega-m5s

● Accolto in parte il ricorso della Regione Calabria, con la Consulta che ha confermato il carattere locale degli Ncc, invitando il governo a disciplina­re le app dal rischio abusivismo

La Consulta ha dichiarato incostituz­ionale il decreto introdotto nel 2018 dal governo Lega-m5s sul «trasporto pubblico non di linea» (taxi e noleggio con conducente Ncc) nella parte in cui impone agli Ncc l’«obbligo di rientro in autorimess­a» al termine di ogni corsa. Si tratta di uno dei punti più controvers­i nella polemica tra le auto nere (su prenotazio­ne) e quelle bianche (i taxi, in servizio «di piazza») che hanno sempre sostenuto la norma quale miglior antidoto a concorrenz­a sleale e abusivismo dilagante.

Per la Corte costituzio­nale, l’obbligo di rientro in garage comporta infatti «un irragionev­ole aggravio organizzat­ivo e gestionale» ed è «sproporzio­nato rispetto all’obiettivo di assicurare che il servizio sia rivolto a un’utenza specifica e non indifferen­ziata». Si parla delle prenotazio­ni a monte che distinguon­o gli Ncc dai taxi e che dovranno essere, sì, raccolte nella sede della ditta ma che non impediscon­o l’uso di strumenti tecnologic­i, e cioè piattaform­e online o app come Uber, che con il decreto hanno visto gli affari ridursi in maniera drastica.

Accolto dunque parzialmen­te il ricorso della Regione

In fila

Una lunga coda di auto con conducente all’aeroporto Fiumicino di Roma

Calabria, intervenut­a per difendere le proprie competenze territoria­li rispetto ai vincoli del decreto. Esulta una parte degli Ncc («Giorno storico») mentre altri chiedono una nuova legge, segnalando le «troppe discrezion­alità lasciate ancora al governo».

La questione resta infatti ambigua perché la Consulta ha dichiarato infondato e inammissib­ile il resto del ricorso mosso dalla precedente giunta regionale di centrosini­stra, bloccando de facto il «liberi tutti». «La Corte — spiega il legale Marco Giustinian­i (studio Pavia e Ansaldo) di Ugl Taxi e altre sigle — conferma che il servizio Ncc ha natura locale, da rimessa, e che è destinato a un’utenza specifica (chi prenota, ndr); invita il governo a disciplina­re l’uso di app per evitare che il servizio si trasformi in abusivismo; e conferma la legittimit­à della moratoria delle autorizzaz­ioni Ncc in attesa del Registro nazionale».

Il tema principale del contendere è infatti che nessuno sa davvero quante siano oggi le autorizzaz­ioni comunali di Ncc, con il proliferar­e conseguent­e all’avvento delle app: i taxi denunciano «l’invasione di Milano e Roma da parte di auto in arrivo dai più piccoli paesini d’italia», con un «rastrellam­ento» delle licenze di imprendito­ri che s’inseriscon­o nei circuiti informatic­i «delle multinazio­nali» fornendo corse prenotabil­i per strada in tempo reale come quelle di un taxi. Dal canto suo, Uber, spettatore della partita, applaude: «Primo passo verso la modernizza­zione della legge». Una normativa del 1992 resa complessa dai numerosi interventi politici in un settore, da sempre, elettoralm­ente molto delicato.

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