No al rientro dopo ogni corsa per le auto con conducente
La battaglia con i taxi. La Consulta: per gli Ncc aggravio organizzativo, il governo disciplini l’uso di app
La scheda
● La Consulta ha dichiarato incostituzionale il decreto con cui si imponeva agli Ncc il rientro in autorimessa dopo ogni corsa, introdotto dal governo Lega-m5s
● Accolto in parte il ricorso della Regione Calabria, con la Consulta che ha confermato il carattere locale degli Ncc, invitando il governo a disciplinare le app dal rischio abusivismo
La Consulta ha dichiarato incostituzionale il decreto introdotto nel 2018 dal governo Lega-m5s sul «trasporto pubblico non di linea» (taxi e noleggio con conducente Ncc) nella parte in cui impone agli Ncc l’«obbligo di rientro in autorimessa» al termine di ogni corsa. Si tratta di uno dei punti più controversi nella polemica tra le auto nere (su prenotazione) e quelle bianche (i taxi, in servizio «di piazza») che hanno sempre sostenuto la norma quale miglior antidoto a concorrenza sleale e abusivismo dilagante.
Per la Corte costituzionale, l’obbligo di rientro in garage comporta infatti «un irragionevole aggravio organizzativo e gestionale» ed è «sproporzionato rispetto all’obiettivo di assicurare che il servizio sia rivolto a un’utenza specifica e non indifferenziata». Si parla delle prenotazioni a monte che distinguono gli Ncc dai taxi e che dovranno essere, sì, raccolte nella sede della ditta ma che non impediscono l’uso di strumenti tecnologici, e cioè piattaforme online o app come Uber, che con il decreto hanno visto gli affari ridursi in maniera drastica.
Accolto dunque parzialmente il ricorso della Regione
In fila
Una lunga coda di auto con conducente all’aeroporto Fiumicino di Roma
Calabria, intervenuta per difendere le proprie competenze territoriali rispetto ai vincoli del decreto. Esulta una parte degli Ncc («Giorno storico») mentre altri chiedono una nuova legge, segnalando le «troppe discrezionalità lasciate ancora al governo».
La questione resta infatti ambigua perché la Consulta ha dichiarato infondato e inammissibile il resto del ricorso mosso dalla precedente giunta regionale di centrosinistra, bloccando de facto il «liberi tutti». «La Corte — spiega il legale Marco Giustiniani (studio Pavia e Ansaldo) di Ugl Taxi e altre sigle — conferma che il servizio Ncc ha natura locale, da rimessa, e che è destinato a un’utenza specifica (chi prenota, ndr); invita il governo a disciplinare l’uso di app per evitare che il servizio si trasformi in abusivismo; e conferma la legittimità della moratoria delle autorizzazioni Ncc in attesa del Registro nazionale».
Il tema principale del contendere è infatti che nessuno sa davvero quante siano oggi le autorizzazioni comunali di Ncc, con il proliferare conseguente all’avvento delle app: i taxi denunciano «l’invasione di Milano e Roma da parte di auto in arrivo dai più piccoli paesini d’italia», con un «rastrellamento» delle licenze di imprenditori che s’inseriscono nei circuiti informatici «delle multinazionali» fornendo corse prenotabili per strada in tempo reale come quelle di un taxi. Dal canto suo, Uber, spettatore della partita, applaude: «Primo passo verso la modernizzazione della legge». Una normativa del 1992 resa complessa dai numerosi interventi politici in un settore, da sempre, elettoralmente molto delicato.