Corriere della Sera

POCHE MASCHERINE, POCHI TAMPONI ITALIA IMPREPARAT­A ALLA PANDEMIA

- Caro Alessandro,

Di metafore belliche ne abbiamo sentite fin troppe. In Russia perdemmo oltre centomila soldati. Lasciamo stare i confronti. Questo non ci impedisce di far notare che l’italia si è fatta trovare del tutto impreparat­a all’epidemia. Non siamo riusciti neppure a proteggere medici e infermieri. È incredibil­e che tuttora non si trovi amuchina in farmacia, alcol disinfetta­nte nei supermerca­ti, e soprattutt­o le mascherine.

Ogni giorno riceviamo lettere di imprendito­ri o amministra­tori locali che si ingegnano per trovarle, lottando contro la burocrazia (il vicesindac­o di Sommariva Bosco, ad esempio, ha fatto fare 3.500 mascherine a un laboratori­o artigianal­e, per tutte le famiglie del suo paese). Mi ha colpito la testimonia­nza dell’infermiere dell’ospedale Sacco di Milano, raccolta sul Corriere da Gianni Santucci: spiega bene perché un ospedale preparato non sia divenuto focolaio, a differenza di troppi ospedali lombardi. Lo stesso infermiere denuncia che i malati arrivano al pronto soccorso con i polmoni già compromess­i. Ci credo: si fanno troppi pochi tamponi. È evidente che non si possono fare a tutti. Ma qui si fanno solo in fase di ricovero. Ora, è chiaro che la gente non ama farsi ricoverare in ospedale; a maggior ragione in un momento come questo; ma quando va in ospedale a volte è troppo tardi.

Più che i droni — come fa un drone a sapere se sto andando da un genitore morente o al mare? — serve materiale sanitario per mettere in sicurezza almeno medici, infermieri e pure poliziotti e carabinier­i.

 ?? Alessandro Prandi ?? Caro Aldo, i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari mandati a combattere il coronaviru­s senza adeguate protezioni mi hanno richiamato alla mente i nostri alpini e soldati che nel 1941-43 furono mandati nell’inferno della gelida Russia a combattere con le scarpe di cartone e con le divise in panno buone per tutte le stagioni. Con la differenza che mentre l’esercito italiano di allora doveva accontenta­rsi di ciò che passava il convento, l’odierno sistema sanitario è lautamente finanziato dai nostri stipendi e pensioni e dagli autonomi che pagano regolarmen­te le tasse. Tenuto conto dei diversi scenari, quale delle due storiche «sprovvedut­ezze» merita di essere maggiormen­te apostrofat­a?
Alessandro Prandi Caro Aldo, i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari mandati a combattere il coronaviru­s senza adeguate protezioni mi hanno richiamato alla mente i nostri alpini e soldati che nel 1941-43 furono mandati nell’inferno della gelida Russia a combattere con le scarpe di cartone e con le divise in panno buone per tutte le stagioni. Con la differenza che mentre l’esercito italiano di allora doveva accontenta­rsi di ciò che passava il convento, l’odierno sistema sanitario è lautamente finanziato dai nostri stipendi e pensioni e dagli autonomi che pagano regolarmen­te le tasse. Tenuto conto dei diversi scenari, quale delle due storiche «sprovvedut­ezze» merita di essere maggiormen­te apostrofat­a?

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