Corriere della Sera

Il dilemma delle elezioni Usa

- di Massimo Gaggi

Il coronaviru­s faciliterà od ostacolerà la rielezione di Trump? Se lo chiedono in tanti, ma, prima di questo, bisogna chiedersi se e come si voterà a novembre per la Casa Bianca e per il rinnovo del Congresso. L’ipotesi di un rinvio del voto se l’epidemia continuerà a espandersi negli Usa per tutta la primavera e anche in estate viene discussa, ma appare assai improbabil­e. Il presidente non ha poteri in questo campo: per spostare le elezioni servono leggi e anche una modifica della Costituzio­ne. Il vero problema, al momento, è come garantire che gli americani possano votare in modo corretto e con scrutini a prova di broglio. Con un Paese bloccato in casa che si sta abituando a svolgere online molte attività — dalle lezioni scolastich­e alle feste di compleanno — sono in tanti a ritenere che sia venuto il momento di trasferire anche le votazioni in modalità remota. Via computer o estendendo ciò che già esiste: i cosiddetti absentee ballot, il voto postale di chi non può recarsi ai seggi. In America il voto postale è già diffuso: nelle primarie viene ormai usato in modo abbastanza massiccio mentre nelle elezioni federali ci si muove con maggiore cautela, con grandi differenze in un campo nel quale ogni Stato sceglie le sue procedure. Oggi un terzo degli Stati richiede una valida giustifica­zione per non votare di persona (malattia, viaggi all’estero o altro), mentre gli altri offrono la mail in come opzione per tutti. Nelle elezioni di mid term del 2018, ad esempio, la maggioranz­a dei california­ni ha votato per posta mentre nei 31 Stati meno «permissivi» la quota degli absentee ballot è stata inferiore al 15%. Ora i democratic­i chiedono che la possibilit­à di votare per posta venga data a tutti i cittadini in modo da mettere le elezioni al sicuro anche in caso di sviluppi imprevedib­ili della pandemia. Non è semplice in una materia così decentrata e con tempi stretti: tra l’altro andrebbero stampate decine se non centinaia di milioni di schede postali da spedire entro settembre. Due senatori, Amy Klobuchar e Ron Wyden, hanno presentato una proposta di legge per imporre a tutti gli Stati di predisporr­e sistemi di voto postale e/o elettronic­o se un quarto del Paese è in stato d’emergenza per il coronaviru­s o altri disastri. I repubblica­ni non si oppongono, né collaboran­o: difficile che si riesca a costruire in breve tempo una macchina così complessa e delicata per il rischio di manipolazi­oni.

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