Otto autori, il diario a staffetta
La Lettura racconta i giorni del virus Il primo a scrivere è Sandro Veronesi
Un diario giorno per giorno di questi tempi drammatici e sospesi, durante l’isolamento dettato dall’emergenza coronavirus, scritto però non da un solo autore, ma da 8 autori che hanno già imparato a fare squadra, anzi comunità, proprio sulle pagine de «la Lettura». E che dalla distanza provano a passarsi la palla. Questa volta per raccontare con le loro voci diverse ciò che stanno vivendo, come tutti noi, per la prima volta: i tempi del virus. Per lasciare una traccia e accompagnarci con le loro riflessioni.
Comincia sul nuovo numero de «la Lettura», il #435, che sarà in edicola e sull’app questo weekend, il «Diario a staffetta» dei giorni del virus, che ogni settimana fino al 17 maggio vedrà gli 8 scrittori raccontare la loro settimana con tutti gli accadimenti, i numeri, i dolori, le paure, le riflessioni delle loro e delle nostre giornate.
Li conosciamo già: sono quasi tutti gli stessi autori che nell’estate 2018 hanno scritto settimana dopo settimana il «Romanzo italiano» a puntate sul supplemento, inventandosi un intreccio — appunto — romanzesco e passandosi la penna a turno fino a creare una costruzione narrativa piena di personaggi, di colpi di scena, di sfumature, il giallo, la commedia, il dramma borghese.
Questa volta, ci raccontano tutta la realtà: apre Sandro Veronesi, che comincia proprio sul nuovo numero, e poi proseguono domenica 5 aprile Mauro Covacich, che ha dato lo spunto per l’iniziativa di questa nuova staffetta, il 12 aprile Silvia Avallone, il 19 aprile Francesco Piccolo (new entry della squadra, che sostituisce
Marco Missiroli), il 26 aprile Fabio Genovesi, il 3 maggio Emanuele Trevi, il 10 maggio Teresa Ciabatti, il 17 maggio Maurizio de Giovanni.
Solo che stavolta non ci sarà una fiction da costruire, ma una realtà bruciante da raccontare e da capire. Perché in questi giorni — come scrive Veronesi fin dalle prime pagine del diario che leggeremo nel weekend — «ormai ogni lingua è diventata improvvisamente difficile da capire, anche la più familiare».
Spiega il senso dell’iniziativa Mauro Covacich: «Mi ero trovato bene nella creazione del lavoro collettivo, per il “Romanzo” a staffetta, anzi mi ero stupito di come fosse cresciuto il romanzo lavorando insieme, io che sono un solitario. Perché non confrontarci ora con la non-fiction, provare a dire qualcosa di questo virus di cui è impossibile indovinare la parabola, per capire come concepire l’immaginario? Non si tratta certo di un gioco di società, ma di un gesto di scrittura civile. Nel diario, l’elemento dell’esposizione personale, anzi dell’arrischiamento personale, è forte: non solo racconti una cosa ma dici ciò che stai vivendo, qui puoi avvalerti del tuo esempio personale, è importante esserci non con una storia inventata ma con il propio corpo. È un dire “io” non nel ripiegamento di un blog, ma usando l’io come prisma ottico: che cosa sta succedendo a me».
Come si è già visto leggendo il «Romanzo italiano», gli 8 autori sono voci molto diverse tra loro: c’è chi predilige una forma di saggismo narrativo, c’è il grande affabulatore delle odissee contemporanee, c’è lo scrittore che con la trama thriller entra nel tessuto sociale e umano di un Paese, o il cantore della provincia e l’osservatore del