Corriere della Sera

Il commissari­o indaga nell’eden di montagna. E scopre il male

Emilio Martini firma per Corbaccio una nuova avventura del vicequesto­re Gigi Berté, questa volta in vacanza in un paesino della Val Camonica

- Di Roberto Iasoni

Segugio dall’opulento girovita, il vicequesto­re aggiunto — trasferito da Milano all’immaginari­a Lungariva (ispirata a Santa Margherita Ligure) per motivi disciplina­ri — Gigi Berté lascia il golfo del Tigullio e sale, con raccapricc­io appena dissimulat­o, ai 900 metri di Montenorbo (nella realtà: Borno), comune della Val Camonica ai piedi delle Prealpi Orobiche. Detesta la montagna. Ma la Marzia (adornata dell’articolo determinat­ivo di rito ambrosiano), la sua compagna, ex soprano e albergatri­ce, non intende sentire ragioni: urge una vacanza che scrolli dai nervi i resimichel­a dui tossici delle ultime indagini.

L’ennesimo inganno: non esiste un altrove. Sotto la superficie pittoresca di quell’eden montano è rintanata da molti anni la bestia del male. Prima la morte di una creatura angelica (Celeste: nomen omen), poi una catena di tragedie stretta intorno a Villa Griffi, un maniero inquietant­e, tetro, quasi gotico. Berté si calerà nelle crepe di quell’ambiguo scenario — i pettegolez­zi, le cicatrici, i rancori — e ne uscirà con una mezza vittoria. Ma dopo aver accompagna­to il lettore in un viaggio (avvincente e lieve) di andata e ritorno alle radici del giallo.

In armonia con i precedenti casi della serie Berté (otto romanzi e alcuni racconti), le sorelle Elena e Martignoni, le autrici che si dedicano al poliziesco sotto lo pseudonimo di Emilio Martini, Il paese mormora — edito da Corbaccio — celebra con ammirevole perizia il ritorno al canone (via tutta la zavorra contempora­nea: dalle lungaggini pseudolett­erarie all’esondazion­e di emoglobina), ma con occhi che si sono posati, quanto meno, su Simenon. Le frequenti allusioni alla Christie culminano con la messa in scena della rivelazion­e: Berté ricostruis­ce

Sotto pseudonimo

Il nome di Martini cela quello di due sorelle

la vicenda di fronte ai personaggi coinvolti, tutti sospettabi­li. Alla Poirot. Ma Berté ha un’autostima precaria ed è sprovvisto di mirabolant­i «celluline grigie». Lui fiuta, s’immerge nelle memorie del sottosuolo, si lascia impregnare dall’atmosfera: vuole comprender­e, prima di giudicare. Alla Maigret.

Ma il tributo-tradimento del canone è nello sconsolato epilogo del caso. Meglio: del doppio caso. La ragione non è invincibil­e, la logica non scioglie tutti gli enigmi, la vita ha dei lampi imponderab­ili di fronte ai quali bisogna chinare la testa. E sono queste sorprese che ci rendono (pagina 207) «splendidam­ente umani».

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Montagne (2014)
Alessandro Busci, Montagne (2014)
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● Il giallo di Emilio Martini, Il paese mormora, della serie Le indagini del commissari­o Berté, è edito da Corbaccio (pp. 216, 14,90)
Il libro ● Il giallo di Emilio Martini, Il paese mormora, della serie Le indagini del commissari­o Berté, è edito da Corbaccio (pp. 216, 14,90)

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