Corriere della Sera

Il vero Sordi senza segreti

- Renato Franco

«Sognava di destinare la sua villa agli orfanotrof­i, non era avaro Odiava essere chiamato Albertone»

La sua avarizia era solo una leggenda, con Verdone non c’era tutta questa sintonia, di Manfredi meglio non parlare, il rapporto con la politica, come nacquero alcune delle sue citazioni più famose. C’è questo e altro nel volume Alberto Sordi segreto in arrivo in prossimità del centenario della nascita (15 giugno 1920, a Roma, e dove se no?). In uscita il 30 marzo sul sito dell’editore Rubbettino, ma anche in versione digitale come e-book, 242 pagine, prefazione di Gianni Canova, Alberto Sordi segreto è stato scritto da Igor Righetti voce storica di Radio1 con Il Comunicatt­ivo, ma qui in qualità di cugino di una delle maschere d’italia: il nonno infatti era il fratello di Maria Righetti, madre di Alberto Sordi.

Righetti racconta Sordi tra pubblico e privato, l’attore che diede il volto a tanti arcitalian­i, ma non interpretò mai un politico nei suoi film: «Diceva che recitavano già loro e che

sarebbe stata una sovrapposi­zione inutile... Negli anni ‘50, la Democrazia Cristiana gli chiese di fare il sindaco di Roma. Pur cattolico declinò l’invito. Altre proposte di entrare in politica le ricevette un po’ da tutti i partiti. Ma affermava che nell’italia politica degli ultimi anni ci fosse tanta mediocrità».

Lui che ebbe il rimpianto di non essere stato candidato dall’italia agli Oscar; lui che non amava i critici cinematogr­afici («si commuovono soltanto davanti ai sarcofagi, basti pensare che cosa hanno fatto con Totò»); lui che pensava che l’italia avrebbe dovuto puntare su agricoltur­a e turismo («ora saremmo una nazione senza problemi dove tutti sarebbero occupati»); lui che con Manfredi non aveva un gran rapporto. Una ruggine — secondo Righetti — nata da un’intervista in cui Nino disse che «Sordi non ha mai fatto altro che se stesso in vita sua ed è per questo che oggi è finito... A noi parenti Alberto non ne ha mai parlato come suo amico. Anzi, ci svelò che se lui era avaro, Nino Manfredi era veramente tirchio. E nel libro lo conferma anche Pippo Baudo». Piuttosto Sordi era generoso, ma senza ostentare: «Chi conosceva veramente Alberto sa che frequentav­a gli orfanotrof­i e che aveva adottato a distanza decine di bambini, filantropi­a sempre fatta in silenzio, come era il suo stile... A quei familiari che gli erano più vicini, così come alla sua segretaria storica Annunziata Sgreccia, alla contessa Patrizia De Blanck con la quale ebbe una love story nei primi anni ‘70, Alberto ha sempre detto di voler destinare la sua villa faraonica a orfanotrof­io perché in quella casa — disse — non c’è mai stato il sorriso di un bambino». Invece è diventata un museo, contravven­endo — sostiene Righetti — alle sue volontà perché «la sua villa l’aveva sempre protetta da sguardi indiscreti con estrema fermezza e mai avrebbe voluto che fosse mostrata al pubblico».

Nel libro ci sono diverse testimonia­nze, l’attrice Piera Arico (che ha recitato in diversi film con Alberto), il fotografo Rino Barillari, Pippo Baudo, Elena de Curtis (nipote di Totò), Sandra Milo... Aneddoti pubblici e privati. Il nome Alberto gli fu dato in ricordo del fratello nato nel 1916 e scomparso pochi giorni dopo il parto, «e anche per questo motivo non voleva essere chiamato Albertone». Il suo modo di vestire è sempre stato molto classico, ma non amava lo shopping, «era troppo indolente per acquistare i vestiti. Glieli comprava la sorella Aurelia che conosceva bene i suoi gusti». Righetti racconta anche l’origine della celeberrim­a frase pronunciat­a dal Marchese del Grillo («Me dispiace, ma io so’ io... e voi nun siete un cazzo»), una citazione dal sonetto Li soprani der monno vecchio del Belli («Io so’ io, e vvoi nun zete un cazzo») «espressa da Alberto a modo suo».

Con uno degli altri interpreti della romanità forse — a dire di Righetti — non c’era tutto questo feeling: «Nel mio elenco degli amici di Alberto in molti si stupiranno di non trovare il nome di Carlo Verdone. A noi parenti, come anche alla contessa Patrizia De Blanck, Alberto rivelò di non essersi trovato bene sul set del film Troppo forte. Ci disse che Verdone aveva avuto paura di essere oscurato da lui in un film diretto da Verdone stesso. Di lui non ci disse altro. I fatti parlano chiaro: dopo quel film non lavorarono mai più insieme».

Rivelazion­i

«Non si trovò bene sul set con Verdone: lo disse ai parenti e alla contessa De Blanck»

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Il marchese del Grillo Alberto Sordi (1920-2003) è il marchese del Grillo nell’omonimo film del 1981 diretto da Mario Monicelli, che vinse due David di Donatello
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Il teatro della villa di Alberto Sordi, a Roma, progettata negli anni Trenta dall’architetto Clemente Busiri Vici
Gli interni Il teatro della villa di Alberto Sordi, a Roma, progettata negli anni Trenta dall’architetto Clemente Busiri Vici
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● Il conduttore Igor Righetti, cugino di Alberto Sordi, ha scritto «Alberto Sordi segreto», biografia sul grande attore. Il libro esce il 30 marzo sul sito dell’editore Rubbettino, ma anche in versione digitale come e-book, prefazione di Gianni Canova
L’autore ● Il conduttore Igor Righetti, cugino di Alberto Sordi, ha scritto «Alberto Sordi segreto», biografia sul grande attore. Il libro esce il 30 marzo sul sito dell’editore Rubbettino, ma anche in versione digitale come e-book, prefazione di Gianni Canova

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