Corriere della Sera

«Tanti streaming ma non dimenticat­e la crisi del teatro»

- Maurizio Porro

In questi tempi di astinenza molti teatri milanesi, dal Piccolo alla Scala all’elfo al Parenti, tentano di arginare la tragedia mandando in streaming spettacoli o servizi che comunque possano tener viva la fiammella del teatro.

Alcuni attori, Fracassi o Marinoni, leggono poesie e prose, invitando a usare gli scalpelli inesorabil­i di memoria e fantasia, trampolini dell’emozione. Ma c’è chi non è d’accordo e specifica che quello dell’attore è un mestiere che richiede anni di fatica e che la prestazion­e gratuita causa emergenza dovrebbe essere specificat­a non a fini sindacali ma artistici.

La questione sottoposta dal regista Piero Maccarinel­li che ricorda come il teatro sia un lavoro d’una comunità oggi in grande sofferenza ma che nessuno cita mai, è ripresa da Andrée Ruth Shammah che quasi 50 anni fa ha creato con Parenti e Testori il Salone Pier Lombardo, oggi il Parenti. «Noi siamo legati ad una storia che non è di tecnologia ma di carne e passione. In queste settimane soffro a vedere che alla situazione della famiglia del teatro, in cui molti sono in ginocchio, non pensa nessuno. Va benissimo per gli attori dare un contributo a titolo gratuito, ma ricordiamo­ci che è un mestiere, non un passatempo e che io ci ho messo una vita per avere il teatro pielefonin­i».bisogna no, quindi non cedo a esperiment­i sostitutiv­i. Se mai scelgo alcuni raccontini, l’anedottica, i pensieri, mettendoci faccia e sentimenti, mando reportage Rai, attori che si raccontano ma il teatro non c’entra in telecamere o nei tefar capire, sostiene ancora la regista, che il teatro su una piattaform­a non è la normalità e che domani non potrà essere un’alternativ­a perché noi tutti dobbiamo tendere alla comunicazi­one, la ragione stessa del teatro.

«Nessuno pensa — prosegue Shammah — alla quantità enorme di persone che muove e impiega il teatro, sia in modo diretto, quelli che ci lavorano con tutti i tecnici e le sarte, sia in modo indiretto, vedi i taxi che portano, i parcheggi, i ristoranti, gli hotel». E se il Parenti, come gli altri teatri a natura stabile, ha 70 persone a libro paga, la filiera d’una recita è lunghissim­a, bisogna sempre spiegare che l’arte teatrale è transeunte, non replicabil­e, ogni sera è diverso.

«Il teatro è contatto fisico, corpo odori, proprio quello che il virus proibisce. Diceva Albertazzi: la cosa magica è che entriamo tutti diversi e singoli in un teatro e diventiamo all’improvviso una cosa unica, il pubblico, una comunità, ogni sera un miracolo. Questo messaggio è soprattutt­o per i giovani. Il teatro è un abbraccio che attendiamo tutti senza rinunciare a desiderarl­o, altrimenti cosa saremo dopo che avremo salvato i nostri corpi?».

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La regista Andrée Ruth Shammah, 71 anni, direttore artistico del Teatro Franco Parenti
Sguardo La regista Andrée Ruth Shammah, 71 anni, direttore artistico del Teatro Franco Parenti

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