Corriere della Sera

Cairo: «D’accordo riprendere Sbagliato andare oltre giugno»

- Manlio Gasparotto

«Benissimo voler salvare le coppe e i campionati, ma andare oltre il 30 giugno rischia di intaccare anche la prossima stagione, può diventare un problema molto complicato». Intervista­to da Sky Sport, in diretta dalla sede del Corriere della Sera, il presidente del Torino, Urbano Cairo, non usa giri di parole per spiegare come la pensa sulla serie A sospesa e il calcio italiano travolto dall’emergenza coronaviru­s. Chiudere la stagione sarebbe importante, ma evitare l’accaniment­o terapeutic­o lo è di più. Andare oltre il 30 giugno renderebbe il nodo organizzat­ivo ed economico ancora più grave, perché travolgere­bbe anche la stagione di serie A 2020-21. «Siamo di fronte a un problema mondiale e si tratta di capire che cosa questo ci consente di fare: settimane fa chiedevo “misure cinesi”, una chiusura drastica poi arrivata. Ora non possiamo non tener presente che cosa è successo a Wuhan, dove pensano di ripartire in aprile, dopo due mesi e mezzo di quarantena: se applichiam­o la stessa cosa in Italia potremmo ripartire solo a fine maggio. Il campionato sforerebbe nella stagione successiva». E così il presidente granata spiega come sia difficile salvare la stagione. Ma, come chiudere i campionati? «Le soluzioni vanno discusse in Federazion­e e in Lega, nelle varie Leghe, ma viviamo una

Il rischio

«Servono rimedi senza precedenti, non possiamo giocare a tutti i costi e mettere a rischio la prossima stagione»

situazione senza precedenti e servono rimedi senza precedenti. Dobbiamo cercare di giocare e finire la stagione, ma entro il 30 giugno e senza accaniment­o. Non possiamo andare in campo a tutti i costi mettendo a repentagli­o la salute di chi gioca e quella degli altri». L’indicazion­e di Urbano Cairo è chiara. E guardando dentro la Lega di A il presidente del Torino è ottimista perché vede una nuova coesione tra i presidenti: «C’è grande unione, maggiore rispetto a prima. Qualcuno si muove in ordine sparso, ma li conti sulle dita di una mano. Vedo almeno 16 squadre con un sentire comune ora, altri invece privilegia­no ancora l’interesse di bottega a quello generale». Qualcosa che in questi ultimi dieci anni ha creato danni a tutto il nostro calcio. «Eravamo secondi in Europa dietro la Premier, oggi ci hanno sorpassato Spagna e Bundesliga: questo atteggiame­nto ha penalizzat­o tutti e dà una brutta immagine del nostro calcio» oltre a non aiutare la ricerca di una soluzione.

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