Il Pontefice «di strada» vicino a chi soffre
U na bimillenaria scelta senza della precedenti, Chiesa, per nella spezzare storia la solitudine. Non si tratta del carattere di Francesco, il Papa che nonostante la pandemia continua a vivere e Santa Marta, l’albergo vaticano, e nel primo Angelus senza fedeli e in streaming dalla biblioteca privata ha rivelato, l’8 marzo, di sentirsi «ingabbiato». Francesco ha deciso di uscire in una piazza svuotata dalle disposizioni di emergenza per mostrarsi — lui, il Papa: solo — vicino alle innumerevoli solitudini causate nel mondo dal coronavirus. Lo aveva annunciato pubblicamente, nell’angelus «ingabbiato» di domenica scorsa: «Alla pandemia del virus vogliamo rispondere con la universalità della preghiera, della compassione, della tenerezza. Rimaniamo uniti. Facciamo sentire la nostra vicinanza alle persone più sole e più provate». Lo meditava da tempo, in questa strana Quaresima che precede una Settimana Santa ancora più strana: il pontefice celebrerà i riti di Pasqua nella Basilica e al posto della Via Crucis al Colosseo seguirà le stazioni sul sagrato della basilica, sempre senza fedeli. Ma Francesco è sempre stato un «prete callejero», di strada, non poteva rassegnarsi a restare chiuso in una stanza del Palazzo Apostolico. Il Papa che vuole una Chiesa «in uscita» doveva mostrarsi, anche simbolicamente, nelle strade della città. Così la prima tappa è stata la passeggiata solitaria in via del Corso, il 15 marzo: un pellegrinaggio tra l’icona bizantina della Madonna e il Crocifisso che ieri ha voluto accanto a sé nella piazza deserta. Ci pensava da allora: «Nessuno può salvarsi da solo».