Dai ricoveri in ospedale ai nuovi positivi Come si leggono i dati
Per molti, ormai, è diventato un appuntamento fisso. Ogni sera, intorno alle 18, la Protezione civile comunica i dati sull’andamento dell’epidemia di Covid-19 in Italia. E lo fa con un bollettino atteso e importante: perché da questi dati, forniti dal ministero della Salute, si ritiene di poter monitorare se la malattia si stia espandendo, dove, e quanto.
Prima di capire come quel bollettino vada letto, e come usarlo per trovare risposta ad alcune domande, è bene specificare che quei dati sottostimano il numero di contagi (e, con ogni probabilità, anche di decessi): alcune persone, pur avendo i sintomi, non vengono sottoposte a tampone; alper tre sviluppano la malattia in modo asintomatico. Ma quel bollettino resta importante: perché indica una tendenza e, soprattutto, perché rende con precisione lo stato di saturazione di ospedali e terapie intensive.
Compilato su base regionale, con l’eccezione delle provincie di Trento e Bolzano (ognuna ha un suo conteggio), il bollettino racconta una storia chiara se lo si legge «al contrario»: da destra a sinistra. La prima colonna a destra è quella dei tamponi eseguiti: il totale, a ieri, è di 394.079. Il dato non coincide con il numero di persone sottoposte a test, perché alcune vengono sottoposte a più tamponi.
In 86.498 casi, l’esito è stato purtroppo positivo: e questo numero finisce nella voce «Casi totali», che indica dunque quante persone, dall’inizio dell’epidemia, hanno di sicuro contratto il virus.
Tra chi è stato contagiato, 9.134 sono morti, mentre 10.950 sono stati dimessi perché ritenuti guariti.
Di qui si giunge a un dato importante, e delicato: quello