Laura, la psicologa che mette in contatto i nonni con i nipoti «Così poi mangiano»
Quando arriva Laura spunta un sorriso fra gli ospiti di Merlara. È una piccola gioia nel grande dolore. Al signor Bepi la prima volta è venuto il tremore al mento. «Non voleva commuoversi davanti alla figlia, caro. Il giorno dopo ha preso coraggio e l’abbiamo videochiamata con il mio cellulare, ce l’ha fatta».
La missione di Laura Padmah Galantin è quella: mettere in contatto i nonni e le nonne della casa di riposo «Pietro e Santa Scarmignan» di Merlara, con i familiari. Psicoterapeuta volontaria, Laura è stata chiamata dal direttore della struttura a dare conforto agli ospiti che non possono più vedere parenti e amici per via del virus, capace di trasformare in un inferno questa struttura sperduta fra i campi della Bassa Padovana: 19 vittime su 73 ospiti, quasi tutti contagiati. Il tragico bollettino di Merlara è quello delle stragi. Un lazzaretto dal quale nessuno può uscire e i pochi operatori rimasti, la metà è stata contagiata, entrano bardati come astronauti. «Tutto è precipitato dopo la scoperta della positività di massa, ora sono rimasti in 52 ma ne muoiono tutti i giorni. Altri sono ricoverati a Schiavonia — spiega il direttore, Mauro Badile —. I nostri ospiti, già fragili, vivono giornate molto difficili: da una
Psicoterapeuta Laura Padmah Galantin, padovana di 52 anni, psicoterapeuta e volontaria, lavora nelle case di riposo: a Merlara ha il compito di videochiamare i parenti degli ospiti parte vedono morire chi gli sta vicino, dall’altra non possono ricevere le visite di parenti e amici. Per questo abbiamo chiamato la dottoressa Galantin, che sappiamo essere persona molto sensibile e professionale. Le videochiamate possono risolvere qualche problema di vicinanza».
Laura, 52 anni, alle spalle molte esperienze in varie case di riposo, ha risposto alla chiamata con slancio. «Certo, per me è un piacere poter fare qualcosa per queste persone, deboli e indifese». Due settimane fa il suo ingresso. «Sono arrivata a fare una quarantina di videochiamate al giorno, cercando di avvicinare tutti. Vivo momenti toccanti».
Non dimenticherà mai Pina e quel suo figlio che cercava in tutti i modi di tenerla su di morale. «La signora era in fin di vita, deperita. Ho visto tanti anziani morire, circa 600, l’accompagnamento alla morte fa parte del mio lavoro. Questa signora era nel momento della smania, quando non riescono a stare fermi. Ho impostato la videochiamata prima di entrare nella sua stanza. La voce del figlio, un uomo, ce l’ho dentro. Implorava la madre di non mollare. Era stato avvisato che era grave. “Dai mamma, forza, cerca di mangiare”. Lei quella mattina aveva avuto una piccola ripresa. Ma era il canto del cigno, quando hanno un momento in cui sembra che stiano bene e invece sono in punto di morte. La signora è riuscita a portare una mano alla bocca e gli ha lanciato un bacio. Il suo ultimo bacio. Poi si è spenta. E lì ho vacillato anch’io». Drammi e qualche momento di luce. Come quello vissuto con la signora Gina. «Lei non mangiava più da giorni, si stava lasciando andare. Quando ha rivisto il figlio sul telefonino i suoi occhi si sono illuminati. Da quel giorno è tornata a mangiare e oggi che si sono rivisti, era bella come il sole».
Una tempesta di emozioni. «È l’immensamente tragico e l’infinitamente bello». Ogni tanto arriva un’ambulanza e qualcuno se ne va.
Il figlio diceva: mamma forza. Lei ha mandato con la mano l’ultimo bacio
Un signore non voleva commuoversi davanti alla figlia. Gli tremava il mento