Dai «cari estinti» al gregge, le piroette di Boris
LONDRA «Forse dovremmo cominciare a organizzare questa conferenza in modo virtuale, che dite?» Una settimana fa Boris Johnson aveva scherzato con i giornalisti a Downing Street. L’incontro quotidiano con la stampa costituiva il tipo di assembramento caldamente sconsigliato per via del Covid-19.
Parole che oggi sembrano profetiche: è crollato lui e si è ammalato un folto gruppo di ministri e collaboratori. Dominic Cummings, stratega del premier a capo del suo staff, ieri è stato visto allontanarsi di corsa dall’abitazione del primo ministro. Probabilmente aveva solo fretta, ma le immagini hanno comunque creato una certa ilarità nel Regno Unito. Non erano loro i profeti dell’immunità di gregge?
Fanno effetto, adesso, le immagini della Camera dei Comuni gremita sino a pochi giorni fa, dei parchi affollati lo scorso weekend e del question time, mercoledì, con Johnson in aula prima della chiusura, ma sono parte dell’iter di un premier che in due settimane esatte è passato dal perorare l’importanza di «andare avanti»,
Siamo una democrazia liberale adulta e la gente capisce bene le indicazioni che stiamo dando
la necessità di permettere al virus di infettare il 60% del Paese e il bisogno di «prepararsi a perdere persone care», a rintanarsi a casa, malato.
Ancora il 14 marzo la stampa ricordava un aneddoto curioso: a una cena tra amici, alcuni anni prima, il primo ministro aveva confidato che tra i suoi eroi c’era Larry Vaughn, il sindaco di Amity, la cittadina del film «Lo squalo»
Gli annunci che nonostante la minaccia del predatore si ostina a tenere aperta la spiaggia. Oggi la battuta sembra di cattivo gusto. Ha tardato ad applicare misure sull’autoisolamento, il social distancing e la chiusura degli esercizi non essenziali quando diverse centinaia di specialisti — 200 avevano firmato una lettera al Times — lo imploravano a sbrigarsi?
«Siamo una democrazia liberale adulta e la gente capisce bene le indicazioni che stiamo dando», aveva sottolineato il 17 marzo, precisando che non avrebbe imposto un coprifuoco, soltanto «caldamente consigliato a tutti di stare a casa».
Il 18 era stato obbligato ad annunciare l’interruzione delle scuole (misura entrata in vigore il 20 marzo), il 20 a chiudere ristoranti, bar, teatri, cinema e sale da concerto, commiserandosi di essere costretto a «togliere l’antico e inalienabile diritto dei cittadini britannici di andare al pub».
Il 23 sera, con un discorso alla nazione, era passato alle maniere forti: obbligo per tutti di rimanere a casa per almeno tre settimane e alla polizia il diritto di multare i trasgressori.
L’ammirazione di Johnson per Winston Churchill è nota: sul grande statista il premier ha scritto una biografia in cui tanti hanno letto una malcelata nota autoreferenziale. Rimane da vedere se Johnson riuscirà a riscattare i tentennamenti iniziali e, soprattutto, se i numeri gli daranno ragione.