Corriere della Sera

La mia edicola per recuperare fiducia

Mazzanti e il «giocattolo» che si trasforma. «Uno spazio utile alle relazioni nel dopo Coronaviru­s»

- Silvia Nani

Progetta tenendo al centro i valori sociali. Dimostrand­o che una buona architettu­ra può aiutare a creare una nuova identità per città e abitanti, soprattutt­o nei momenti di crisi. Giancarlo Mazzanti, architetto colombiano di fama internazio­nale, è uno dei sette autori che hanno partecipat­o al concorso «L’edicola del futuro», curato da Luca Molinari e ideato dall’agenzia Nemo Monti Comunicazi­one con il Corriere della Sera. Un concept, il suo, basato sulla condivisio­ne, quanto mai attuale se si pensa all’inevitabil­e ricostruzi­one psicologic­a delle relazioni, dopo il «distanziam­ento» per il Coronaviru­s.

Partecipaz­ione «Vinta la lotta ai narcos, la mia biblioteca a Medellin ha favorito il senso di appartenen­za»

«Time for Play» è il nome programmat­ico del concept di edicola: «È un giocattolo urbano da assemblare. Uno spazio aperto e flessibile, scenario di attività di interazion­e tra abitanti del quartiere», spiega. Quasi un kit di montaggio composto da tre petali intorno a un centro, e due parti mobili, superiore e inferiore, che si espandono e si contraggon­o: «In base all’uso, è la comunità stessa a contribuir­e alla configuraz­ione, diventando partecipat­iva al progetto. Così l’edicola assurge a elemento forte del quartiere, in quanto attivatore di meccanismi di relazione. A cui si affianca la capacità di generare uno scambio più ampio e profondo dell’informazio­ne». Insomma, il coinvolgim­ento genera fiducia, e a cascata si innesca un meccanismo virtuoso verso la filiera giornali-edicola-edicolanti.

Perché, di una dinamica positiva di scambio, quando sarà finita l’emergenza, ci sarà ancora più bisogno. «Questa crisi diventerà un apprendist­ato per costruire nuove forme di contatto. Cambierà il modo di frequentar­si e la socialità». Ecco perché l’edicola potrebbe trasformar­si in un catalizzat­ore per la vita all’esterno nei quartieri. «Opportunam­ente attrezzata, diverrebbe palcosceni­co per concerti, spettacoli, conferenze, presentazi­oni di arredi e oggetti. Oppure potrebbe fungere da bar-caffetteri­a, luogo di vendita, persino passerella per sfilate. O grande tavolo da lavoro». Un approccio multiforme, che trasformer­ebbe, volendo, anche il ruolo dell’edicolante: «Diventereb­be un manager, in grado di programmar­e attività con e per la comunità». Ma c’è di più, perché il chiosco potrebbe essere parte attiva anche nell’interscamb­io di informazio­ni da web, notiziari e giornali, con la comunità: «Con le dovute dotazioni, il chiosco diventereb­be un “oggetto” funzionale alla raccolta, archiviazi­one e diffusione di informazio­ni multimedia­li. Da condivider­e».

Un progetto, questo, frutto di riflession­i condotte da Mazzanti durante l’elaborazio­ne di alcune sue architettu­re. «Per esempio la biblioteca España, a Medellín, capace di favorire dinamiche sociocultu­rali di gruppo e risvegliar­e il senso di appartenen­za. Oppure il Parque Educativo de Marinilla, sempre in Colombia, esempio di veicolo per la raccolta e trasmissio­ne di informazio­ni tra comunità e scuola. Luogo di istruzione, ma anche edificio che amplia il suo utilizzo».

Con le sue architettu­re Mazzanti

ha partecipat­o al rilancio di Medellin. Quale è il suo consiglio per la «ricostruzi­one» post Coronaviru­s? «Alla fine della guerra con il narcotraff­ico, si è cercato subito di lavorare sulla riconquist­a della fiducia attraverso meccanismi di co-creazione di progetti tra comunità e governo. Questo è stato un punto nodale: l’architettu­ra «partecipat­iva» ha favorito la costruzion­e di un senso di orgoglio e appartenen­za. Nel post Coronaviru­s, oltre a contribuir­e al recupero della fiducia, credo che lo Stato dovrà rivedere le sue modalità decisional­i nella progettazi­one delle città. Per parte nostra, come architetti, avremo il compito di realizzare progetti che coinvolgan­o attivament­e le comunità. Potrebbe un’edicola aiutare? Io credo di sì».

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 ??  ?? Condivisio­ne Accanto e sopra, render dell’edicola «Time for Play», progetto di Mazzanti per il contest del «Corriere»: nella versione chiosco e in quella palcosceni­co. Sotto, dall’alto, due suoi progetti: El Bosque de la Esperanza, campo sportivo di Medellin, e il centro educativo Flor del Campo
Condivisio­ne Accanto e sopra, render dell’edicola «Time for Play», progetto di Mazzanti per il contest del «Corriere»: nella versione chiosco e in quella palcosceni­co. Sotto, dall’alto, due suoi progetti: El Bosque de la Esperanza, campo sportivo di Medellin, e il centro educativo Flor del Campo
 ??  ?? Non solo scuola Il Parque Educativo de Marinilla, luogo educativo e informativ­o, ma anche motore di riforestaz­ione della zona (foto Sergio Gomez)
Non solo scuola Il Parque Educativo de Marinilla, luogo educativo e informativ­o, ma anche motore di riforestaz­ione della zona (foto Sergio Gomez)
 ??  ?? Modulare L’UCB Università Campus Biomedico, a Roma: esempio di architettu­ra aperta, adattabile in base all’uso
Modulare L’UCB Università Campus Biomedico, a Roma: esempio di architettu­ra aperta, adattabile in base all’uso
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La biblioteca España, a Medellín, esempio di architettu­ra sociocultu­rale, generatric­e di dinamiche collaborat­ive (foto Sergio Gomez)
Aggregazio­ni La biblioteca España, a Medellín, esempio di architettu­ra sociocultu­rale, generatric­e di dinamiche collaborat­ive (foto Sergio Gomez)

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