Un violino per Beethoven
La musicista in quarantena perché risultata positiva al test del coronavirus Mutter: sbagliato sottovalutare il «Triplo concerto» È un pezzo solare, come una chiacchierata fra amici
«C om’è la situazione in Italia? Sto pregando per voi, il vostro Paese è la mia seconda patria, il marito della mia insegnante, che mi ha fatto amare la musica, era italiano. Vi faccio una promessa. Appena usciremo da questa emergenza suonerò per beneficenza, alla Scala o dove sarà». Anne-sophie Mutter, la più grande violinista del nostro tempo, è al telefono da Monaco di Baviera.
La sua vita è cambiata?
«In modo drastico. Anzitutto sono appena risultata positiva e vivo in quarantena chiusa in casa. Ci sono casi tragici, estremi in questi giorni orribili, io non vi rientro. Io non fumo, ai miei fan dico di smettere per salvaguardare i polmoni. Avevo tenuto un concerto due settimane fa a Londra, non riuscivo a comprendere perché il governo inglese minimizzasse l’emergenza e sottovalutasse il virus. Quando sono tornata avevo fatto un primo tampone».
E…
«Era negativo. In realtà ne avevo fatto già uno al ritorno da un concerto in Giappone. Il pubblico era molto partecipe, indossavano tutti la mascherina, c’era un’atmosfera incredibile. Al terzo tampone...».
Lei ha due figli, Arabella vive a Londra.
«Lavora come costumista nel cinema. L’ho fatta tornare, in questi giorni sta vivendo da sola in un piccolo appartamento qui vicino, voglio essere sicura che sia tutto okay. Richard, il maschio, era a Lipsia dove sta finendo i suoi studi, lunedì scorso era il suo compleanno e ci eravamo riuniti. Questo è il tempo della famiglia».
Come passa le giornate?
«Amo condividere la musica col pubblico. Dopo il concerto di Londra ero talmente depressa che non ho voluto più toccare il violino. Sono a casa tutto il giorno. Prima di contrarre il virus me ne stavo nel mio piccolo giardino, ho un cane e tanti giovani amici, sono gli studenti della mia Fondazione che vivono in una casa accanto. Facevamo giochi da tavolo, cucinavo per loro».
In questo dramma stiamo scoprendo il piacere delle
piccole cose?
«Potremmo diventare persone migliori ma dobbiamo riflettere sui danni che abbiamo fatto alla natura, sullo sfruttamento degli animali, sull’inquinamento, sugli effetti della globalizzazione».
Cosa ci insegnerà questo isolamento?
«Che dobbiamo avere cura di chi ha cura di noi, medici e infermieri, che anche in Germania sono sottopagati».
Per la cancelliera del suo Paese, Angela Merkel, è la più grande sfida dopo la seconda guerra mondale.
«Ho 56 anni e una cosa così non l’ho mai vissuta. La Baviera ha subito adottato le misure che avete in Italia».
Le Fondazioni lirico-sinfoniche in Italia trasmettono in streaming in forma gratuita…
«Idea meravigliosa, anche qui si fa. L’arte può aiutare. Io vorrei fare un tour virtuale alla Cappella Sistina».
Di recente ha inciso per DG il «Triplo concerto» di Beethoven.
«Esce a maggio. Un pezzo positivo, solare, non drammatico, ingiustamente sottovalutato, può essere di grande conforto. È una conversazione a tre, come fra amici, uno comincia un discorso, l’altro lo prosegue e il terzo lo conclude. Ha la forma inusuale del Trio, per essere un concerto: il mio violino, il piano di Daniel Barenboim e il violoncello di Yo-yo Ma. Con lui avevo inciso questo pezzo 40 anni fa. È rivoluzionario il cello che diventa solista».
Beethoven non era così vicino a Dio, ma ha scritto musica spirituale?
«Non era come Bach, ma aveva un legame con Dio. Il suo concetto della vita come battaglia, che traspare dalle sue musiche, ci riporta alle sacre scritture».
Cosa chiederebbe a Beethoven?
«Di sposarmi! Aveva un caratteraccio? Beh, ce l’ho anch’io. L’anniversario dei 250 anni dalla nascita può essere un’occasione per riscoprire i suoi ultimi pezzi, così avveniristici armonicamente».
Lei fu scoperta da Karajan, il quale un giorno le disse di non suonare in pubblico per un anno.
«Non andò esattamente così. Avevo 15 anni e dopo aver suonato per lui il Concerto di Beethoven, a una prova senza orchestra, mi disse di tornare il prossimo anno. Nel frattempo suonammo in pubblico altri pezzi. Quel rimprovero fu una grande lezione».
La mia vita è cambiata totalmente Faccio una promessa all’italia: appena usciremo da questa emergenza suonerò per beneficenza alla Scala o dove sarà