Corriere della Sera

Spagna indignata per i milionari

- Carlos Passerini

Solo una settimana fa il presidente della Liga, Javier Tebas, ipotizzava un ritorno in campo il 16 aprile: lo spaventoso aumento di contagi degli ultimi giorni, col numero dei morti arrivato a quota 5 mila, ha riportato anche il fùtbol spagnolo alla drammatica realtà. L’obiettivo resta quello di portare a tutti i costi a termine la Liga, anche giocando a luglio e agosto: «Ciò che uno conquista o perde deve essere frutto del campo» ha ribadito il presidente federale Rubiales. Ma, dopo la decisione del capo del governo Pedro Sanchez di sancire lo stato di emergenza fino all’11 aprile, il campionato è stato sospeso a tempo indetermin­ato. Si naviga a vista, senza certezze, come da noi. Si tornerà in campo «solo quando non ci sarà più alcun rischio per la salute dei calciatori e dei tifosi» ha messo in chiaro la Lega. Con i grafici dei contagi che schizzano verso l’alto, ogni previsione è impossibil­e. La Federazion­e ha stanziato 500 milioni per prima e seconda divisione, ma a tenere banco ora è soprattutt­o la guerra degli stipendi in casa Barcellona, vicenda che sta indignando la Spagna intera. La richiesta della società di tagliare gli ingaggi del 70% per il periodo di inattività è stata respinta da Messi e compari. Il presidente Bartomeu è però deciso ad andare avanti e ha aperto le pratiche per l’erte, il meccanismo che permette di rimodulare i contratti in caso di crisi. Il Barça rischia di vedere andare in fumo anche i piani del mercato estivo: il ritorno di Neymar e l’ingaggio dell’interista Lautaro, corteggiat­o da mesi.

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