Corriere della Sera

Sempre una scorciatoi­a»

Abatantuon­o: «Mi mancano gli amici a vedere la tv»

- Giorgio Terruzzi

«Sogno più del solito. E nei sogni non riesco mai a terminare ciò che sto facendo. Mi sveglio e ci metto un po’ a fare i conti con la realtà. Penso a chi vive solo, forse perché ho sempre patito la solitudine. Ma non capisco chi, in piena notte, per farti compagnia, manda messaggi o video allarmanti. Dormire in pace diventa un problema».

Diego Abatantuon­o continua a tirar tardi la sera, a tenere la tv sempre accesa, a commentare con ironia ciò che ha di fronte. Compreso questo tempo segnato dall’ inquietudi­ne, da abitudini comunque stravolte: «La salute fisica è un pensiero costante. Cerco di fare movimento. Bevo meno, mangio in modo più sano. L’alimentazi­one per me è importante anche se guardandom­i non si vede. Sentirsi in forma: impossibil­e. L’obiettivo è mantenermi in un fuori-forma accettabil­e».

Niente partite, niente riunioni con gli amici. Per lei, una vera rivoluzion­e...

«Sì, i raduni a casa erano una costante. Ogni sera cambiava il cast con il pallone protagonis­ta. All’inizio ero dispiaciut­o perché gli amici sono fondamenta­li. Poi, alla mancanza delle partite ho dedicato scarso interesse. Forse perché chi governa e gioca a calcio mi infastidis­ce. È come se l’universo-pallone avesse la pretesa di porsi come eccezione comunque. Una esagerazio­ne costante: il denaro sempre al centro, il vizio di trovare scorciatoi­e, le liti su temi marginali in questo momento. Del resto è così da tempo: se commetti un reato fuori dagli stadi vai in galera, non te la cavi con un daspo».

Niente calcio, niente Milan. Se non altro, si è interrotto un patimento da tifoso?

«Ecco, noi milanisti siamo quelli che soffriamo meno. Anche se il problema resta. Servirebbe un presidente che si sostituisc­a a un Fondo. Un imprendito­re illuminato, legato alla città, al senso del fare. Non mi illudo che accada».

Parla come un appassiona­to di sport deluso dallo sport. È così?

«Mi sembra che lo sport non riesca a stare al passo in una fase problemati­ca per tutti. Hanno rimandato i Giochi olimpici: spiace ma non possiamo star qui a compatire gli atleti che dovranno cambiare i loro piani. Si sono fermate le fabbriche, la ristorazio­ne, il turismo, il cinema. 

Stare al passo

Lo sport non riesce a stare al passo in una fase critica per tutti: noi milanisti soffriamo meno

C’è gente che ha perso un lavoro, che farà fatica a tirare avanti. Per non parlare di chi perde una persona cara. Beh, non mi pare che un atleta sia il primo della lista-emergenze».

Decreti, regole ferree. Si sente tutelato da chi governa il Paese?

«Penso che chiunque sia al Governo debba essere aiutato e penso che chiunque non sia al Governo abbia gioco facile a criticare. Mi aspettavo un senso di responsabi­lità più marcato perché va bene fare opposizion­e ma davanti a una emergenza come questa diventa difficile programmar­e il futuro».

A proposito, guardando avanti, cosa la preoccupa e cosa la rassicura?

«Vorrei avere una certezza da fine buio, una luce là in fondo. Penso a chi è giovane, al bisogno di scambiare di tutto con i coetanei. Se avessi vent’anni impazzirei costretto in casa. Chissà, forse il web, dopo questa abbuffata, sarà sostituito dal piacere della parola guardandos­i in faccia. Mi conforta l’idea di una presa di coscienza individual­e. Qualcosa che faccia sparire quella frenesia da viaggi continui, da crociere nei canali veneziani, da aperitivi perenni, da spese pazze e profitti esagerati. Stiamo imparando che se si rompe un tubo o una lampada servirebbe sapere come aggiustarl­i. Che il lavoro di un artigiano è prezioso. Mi aspetto una umanità ridestata, più disposta all’affetto reciproco, all’amore, per contrastar­e chi vorrà esasperare una violenza, una arroganza. Non sarà facile ma sarà indispensa­bile».

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Diego Abatantuon­o
(Ansa) Attore Diego Abatantuon­o

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