Umanità e speranza nella serie con il «dottor» Argentero
I l dottor Andrea Fanti (Luca Argentero) è un brillante primario di medicina interna al Policlinico Ambrosiano, ma altezzoso. Supponente con i giovani colleghi, conflittuale con i superiori, gelido e inumano con i pazienti dei quali ha un’idea molto chiara («non ci si può fidare»). Ha una concezione «autoritaria» della cura che non lascia spazio a sentimentalismi e gentilezze. Un giorno, il padre di un ragazzo morto per un errore medico, gli spara ferendolo; il dottor Fanti entra in coma e quando si risveglia ha completamente rimosso dalla memoria gli ultimi anni della sua vita. Si trova così dall’altra parte della «barricata», nei panni di chi scopre l’importanza dell’empatia, della vicinanza e del dialogo che un malato cerca negli operatori sanitari.
Doc – Nelle tue mani è una produzione Lux Vide che non poteva trovare momento migliore per riflettere su cosa significhi affidarsi alla competenza e all’umanità di medici e infermieri (Rai1). Ispirata alla storia vera di Pierdante Piccioni, medico cremonese che nel 2013 si risveglia senza ricordare nulla degli ultimi dodici anni (nella realtà fu vittima di un incidente stradale); non ha nemmeno memoria della sua professione, tanto da rimettersi a studiare e conseguire nuovamente la laurea. Ironia della sorte, diventa primario di pronto soccorso a Codogno, ospedale avamposto dell’emergenza coronavirus. La serie va in onda dimezzata (solo i primi quattro episodi, in attesa di riprendere la produzione e proseguire nel racconto); patisce un inizio lento e disorganico, generando ansia anche laddove vorrebbe sopirla, e solo sul lungo periodo sembra restituire una certa linearità, con la metamorfosi del protagonista e i suoi ricordi sfuocati che prendono decisamente il sopravvento.
Doc – Nelle tue mani è un medical drama che aiuta a riconciliarsi con un’istituzione (gli ospedali) mai come oggi luogo di dolore, ma anche di profonda speranza e umanità.