E con i tweet Donald mette all’angolo GM: «Farete respiratori»
NEW YORK Per giorni ha preso (e perso) tempo negando la gravità del problema, nonostante le pressioni dei governatori di vari Stati che gli chiedevano di usare il Defense Production Act, la legge che consente di militarizzare le industrie in caso di guerra, per moltiplicare la produzione degli strumenti necessari contro la pandemia. Poi, all’improvviso, Donald Trump ci ha ripensato. E se l’è presa con l’impresasimbolo dell’industrializzazione del Ventesimo secolo.
Alla General Motors sono rimasti a bocca aperta quando hanno saputo, attraverso uno dei soliti tweet del presidente, di essere stati militarizzati, visto che già stavano convertendo un impianto automobilistico, quello di Kokomo in Indiana, per produrre respiratori. Un’altra svolta repentina: poche ore prima Trump aveva liquidato le richieste del governatore di New York, Andrew Cuomo, che sta preparando i suoi ospedali allo tsunami del coronavirus, minimizzando: «Vuole 30 mila ventilators? Non credo che gli servano, ne ha migliaia in magazzino». In realtà servono, eccome. E, infatti, le agenzie federali come la Fema (protezione civile) stanno cercando di spingere chi fa respiratori, in genere piccole industrie che ne costruiscono poche centinaia al mese, a moltiplicare la produzione con l’aiuto di grandi gruppi, soprattutto dell’auto.
Dopo qualche esitazione, tutti si sono rimboccati le maniche. Elon Musk, che per molto tempo ha ignorato gli allarmi ironizzando sulla paura della pandemia e tenendo le sue fabbriche aperte a oltranza, sta già convertendo lo stabilimento Tesla di Buffalo: produrrà respiratori con la tecnologia di una piccola azienda specializzata, la Medtronic. Anche Ford e General Electric stanno mettendo insieme le forze per incrementare la produzione di questi macchinari essenziali per tenere in vita i pazienti in crisi acuta. Al lavoro anche la giapponese Toyota: ha 19 stabilimenti negli Usa e sta cercando partners per produrre ventilators, ma già sta realizzando mascherine ed elmetti protettivi per il personale sanitario separato per parecchi anni l’europa settentrionale dall’ Europa meridionale. Ma la Banca Europea degli investimenti è pronta a sostenere le imprese che avranno bisogno di denaro, mentre il Parlamento di Strasburgo ha approvato aiuti per 37 miliardi di euro.
Spetta ora ai ministri delle Finanze dell’eurogruppo trovare formule istituzionali per dimostrare che questa è una crisi europea. Esiste nel frattempo un’altra occasione che l’europa dovrebbe cogliere. Grazie a Donald Trump, al suo «sovranismo americano» e alla sua guerra economica su due fronti (con la Cina e con la Unione Europea), gli Stati Uniti stanno rinunciando alla loro leadership. Esiste ancora un patto politicomilitare, ma la Nato, dopo la fine della Unione Sovietica, ha perso il suo tradizionale nemico e serve soprattutto a giustificare una con stampanti 3D.
Quella più avanti era proprio la General Motors che aveva negoziato col governo un accordo per produrre, insieme alla Ventec Life Systems, 80-100 mila respiratori. Trump, ansioso di annunciare l’accordo, si è infuriato quando la Fema ha bloccato tutto per un prezzo forse eccessivo (1,5 miliardi di dollari) e per la scarsa chiarezza su tempi e volumi di produzione. Secondo Trump, dopo molte promesse, le aziende si sarebbero impegnate a consegnare solo 6 mila respiratori entro maggio. Così ha militarizzato. Da tempo aspettava al varco la GM per la chiusura di uno stabilimento in Ohio: anche ieri ne ha chiesto la riapertura. Vendetta o misura di sostanza, Trump anche così vuole presentarsi ai cittadini come il timoniere di una nave in tempesta: il voto si avvicina. presenza militare degli Stati Uniti (sarebbero circa un centinaio le installazioni americane di varia grandezza presenti soltanto in Italia) per guerre che non rispondono agli interessi dell’europa. Questo non significa che l’ue debba rinunciare alla propria difesa. Ma perché dovrebbe lasciare nelle mani di Trump e dei suoi successori un compito che i suoi membri, con la force de frappe francese, sarebbero in grado di assolvere? Esiste un modello a cui l’europa potrebbe ispirarsi. È quello della Svizzera. L’esercito della Confederazione Elvetica non è bellicoso e non vuole vincere guerre. Vuole fare comprendere al mondo quale prezzo farebbe pagare a un suo eventuale aggressore; una strategia che è stata convincente durante la Seconda guerra mondiale e che l’unione Europa potrebbe adottare.