L’europa e il modello svizzero: la difesa può sganciarsi dagli Usa
Siamo nell’epoca dei sovranismi e dei patriottismi locali, ma lo Stato nazionale è sempre più incapace di affrontare i problemi da cui siamo afflitti. Ce ne siamo accorti quando abbiamo constatato che la soluzione locale di un problema climatico può renderci virtuosi ed encomiabili, ma ha, su una più vasta scala, modesta importanza. E lo comprendiamo con maggiore chiarezza quando constatiamo che le epidemie, in un mondo globalizzato, non hanno confini. Non esiste un potere mondiale a cui affidare il compito di combattere il coronavirus, ma la lotta sarà tanto più efficace quanto più sarà collettiva e soprattutto se le ricadute economiche dell’epidemia saranno affrontate collegialmente da Paesi che appartengono a una stessa area geografica e sono già uniti da forti vincoli politici e amministrativi. I membri della Unione Europea sembrano averlo capito e hanno preso in poche settimane qualche decisione che era parsa per molto tempo impossibile. Come hanno ricordato Alberto Alesina e Francesco Giavazzi in un articolo pubblicato dal Corriere del 23 marzo, il Meccanismo Europeo di Stabilità ( a cui i governi possono attingere in caso di necessità) è diventato più flessibile, la clausola del deficit è stata sospesa e le oscillazioni dello spread ( il divario fra la redditività delle obbligazioni tedesche e italiane) non possono essere ignorate dalla Banca Centrale Europea e devono, se necessario, provocarne gli interventi. L’emissione di «coronabond» (una versione aggiornata degli eurobond) ha nuovamente alzato il muro che ha