Stefano Granata «Non fermate la macchina del welfare»
Per dirla con le parole di Stefano Granata, presidente di Federsolidarietà, «questa è la macchina del welfare e se la spegni per trequattro mesi poi non si riaccende più». «Questa» sono migliaia tra cooperative e imprese sociali che contano circa 400 mila operatori. Centotrentamila di loro sono impegnati in prima linea in queste ore, soprattutto all’interno delle case di riposo, nei servizi ai senza tetto e in aiuto alle povertà. Gli altri stanno cercando di sopravvivere alla crisi ma alcuni (soprattutto quelli di asili nido o servizi all’infanzia, del comparto ricettivo e turistico e dei servizi alla cultura) sono fermi. «E stare fermi fa notare Granata — significa per Stefano gli operatori Granata rischiare di
non prendere i prossimi stipendi; per le fasce assistite (bambini, disabili, carcerati, extracomunitari e altro ancora) trovarsi a rischio emarginazione».
Il Terzo settore sta chiedendo al Governo di prevedere nel Decreto Cura fondi economici di sostegno «e di normare la possibilità di mantenere un rapporto con gli assistiti che va riconosciuto: con i minori in difficoltà, gli anziani dei centri diurni o i disabili o chi soffre di disagio psichico va mantenuta una relazione almeno a distanza. Non possiamo abbandonare a se stessi loro e le loro famiglie: vanno inventate modalità nuove di servizio per non vanificare tanto lavoro».
L’analisi di Granata parla anche al proprio mondo: «Questa situazione ha fatto emergere la necessità di riprogettare il sistema del welfare. E anche i nostri stanno imparando che bisogna cominciare a esprimere maggiore innovazione, ad esempio creando piattaforme più agili dove si incrocino più facilmente domanda e offerta». Sana autocritica e un messaggio diretto: «Lo slancio di generosità e la grande passione non bastano più. Usiamo questo tempo per riprogettare perché quando ripartiremo nulla potrà più essere come prima».