Corriere della Sera

Battaglia in Senato sul Cura Italia Arrivano i primi 25 miliardi

Contestazi­oni in Aula dopo la sospension­e dei lavori e il rinvio del voto perché non si trova il testo. Poi arriva il via libera. Le scuse della presidente Casellati

- Marco Galluzzo

Con una coda di polemiche, di strappi ai regolament­i, il decreto Cura Italia, che raggruppa i primi provvedime­nti varati dal governo per fronteggia­re l’emergenza coronaviru­s e stanzia le prime risorse, pari a 25 miliardi, ottiene il via libera del Senato, in attesa di quello definitivo della Camera. Ma è un via libera tormentato, con le accuse dell’opposizion­e al governo, con le regole del Senato in parte stravolte, con la presidente di Palazzo Madama, Elisabetta Casellati, che alla fine del voto dice: «Non succederà più».

Alla fine il governo incassa la fiducia con 142 voti favorevoli e 99 contrari. Ma la giornata è segnata dalle accuse dell’opposizion­e al governo. Matteo Salvini avverte: «Do un suggerimen­to a Conte, prima di promettere e illudere milioni di lavoratori e imprendito­ri facendo annunci in tv le cose si fanno». Quindi, spiega: «Il decreto Cura Italia noi non lo votiamo perché è una presa in giro». Sulla stessa lunghezza d’onda FDI e FI.

Ma lo scontro tra maggioranz­a e opposizion­i, più che sul merito delle misure, è sulla procedura. Tutto ha inizio quando il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’incà, anziché porre ufficialme­nte la fiducia, chiede un rinvio di un’ora dei lavori in quanto la Ragioneria non ha ancora bollinato il testo del maxi-emendament­o interament­e sostitutiv­o del testo licenziato dalla commission­e Bilancio. Tutti i gruppi si dichiarano d’accordo nell’andare avanti con la discussion­e, ma dopo oltre un’ora scoppia un altro inconvenie­nte: si scopre che la commission­e Bilancio, riunita per dare l’ok al testo, non ha il maxi-emendament­o. Il ministro è in imbarazzo, chiede ancora tempo, assicura che non è stata apportata alcuna modifica. Ma FDI e Forza Italia insorgono. «Il testo c’è o no?», chiede Roberto Calderoli: «Vogliamo votare, ne abbiamo le b... piene». Alla fine, dopo l’ennesima sospension­e dei lavori, si vota finalmente la fiducia.

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