Corriere della Sera

«Rischiamo un’ecatombe» E a Merlara è positiva pure la presidente

- Andrea Priante

«Nelle case di riposo del Veneto rischiamo un’ecatombe» dicono i sindacati. Il contagio si diffonde a una velocità impression­ante. «Il 21 febbraio una nostra ospite è stata dimessa dall’ospedale di Schiavonia, appena un’ora prima che venisse chiuso in seguito al primo decesso per coronaviru­s», racconta Roberta Meneghetti, presidente della casa di riposo di Merlara, nel Padovano, che da un mese è una trincea dalla quale nessuno può entrare né uscire ma solo aspettare di sapere chi sarà il prossimo a morire. «Due settimane dopo, avevamo 60 anziani e 24 dipendenti positivi». Lei stessa è tra i contagiati. E oggi affronta una situazione drammatica: dei 73 ospiti presenti un mese fa, 26 sono deceduti e 44 sono malati. Altrove non va meglio. Ad Asiago, 46 positivi su 55 ricoverati. Al Centro Servizi di Monselice i morti sono diciotto. C’è una struttura di accoglienz­a per religiose anziane, nel

Veronese, dove il virus ha già ucciso otto suore. Le Usl hanno consegnato alla Regione i dati di 183 case di riposo sulle 360 presenti in Veneto: finora sono 1.500 gli ospiti contagiati, 143 con sintomi tanto gravi da rendere necessario il ricovero. Nel Trevigiano, si arriva a contare un ospite su tre positivo. Un’ottantina, finora, i morti. La Procura di Padova sta indagando sulla base delle denunce dei familiari di due nonni deceduti. Negli esposti si fa riferiment­o a possibili omissioni nelle cure e nell’adozione dei dispositiv­i di sicurezza. Ma i controlli eseguiti finora dai carabinier­i del Nas non hanno evidenziat­o irregolari­tà. Cgil, Cisl e Uil se la prendono con la Regione che non avrebbe capito subito che, se bersagliat­e da un virus, le case di riposo si sarebbero trasformat­e in bombe a orologeria. Parlano di tamponi fatti in ritardo e, almeno all’inizio, carenza di guanti e mascherine. Il governator­e Luca Zaia ha perfino accennato al sospetto che il virus abbia viaggiato attraverso i condotti dell’aria condiziona­ta: «Ci fa pensare il caso di una struttura che è composta da due blocchi: in uno c’è il 100 per cento di casi positivi, nell’altro nessuno. Eppure gli operatori sono gli stessi. Stanno cercando di capire se il sistema di condiziona­mento abbia avuto un ruolo. Ma sono ipotesi». E intanto gli anziani continuano a morire.

● La struttura su cui si sono accesi i riflettori all’inizio è la Rsa

San Giuseppe di Grugliasco, nel Torinese dove sono stati registrati 31 morti sospette e 24 contagiati

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Un intervento a Schiavonia (Pd)
● Questo bilancio però potrebbe non essere quello definitivo. Almeno stando ad alcune stime effettuate dalla Cgil, un sindacato presente in soltanto una cinquantin­a delle 740 strutture per anziani sparse in tutto il Piemonte. Secondo i dati forniti dalla sigla sindacale ci sono stati «almeno 450 decessi sospetti e circa 300 operatori in isolamento oppure in quarantena»
Bioconteni­mento Un intervento a Schiavonia (Pd) ● Questo bilancio però potrebbe non essere quello definitivo. Almeno stando ad alcune stime effettuate dalla Cgil, un sindacato presente in soltanto una cinquantin­a delle 740 strutture per anziani sparse in tutto il Piemonte. Secondo i dati forniti dalla sigla sindacale ci sono stati «almeno 450 decessi sospetti e circa 300 operatori in isolamento oppure in quarantena»

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