Corriere della Sera

Cinzia, vedova con sette figli e la laurea dedicata al marito «Ci sono arrivata grazie a lui»

L’epidemia e il coraggio di una donna che ha perso il compagno di una vita. E la morte di una leggenda della motonautic­a simbolo dell’italia nel mondo La 51enne: «Giancarlo portato via dal virus tre giorni prima della tesi»

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anni abbiamo messo al mondo sette figli. Scelta consapevol­e, felice, ma che ha comportato altre priorità, l’organizzaz­ione della famiglia, i ragazzi da accompagna­re a scuola, lo sport da fargli fare». Persino «le vacanze a Misano erano un impegno, pur bellissimo: ma in quelle due settimane mi trasformav­o inevitabil­mente in una bagnina inesauribi­le, sempre a rincorrere i bimbi. No, per lo studio proprio non c’era tempo».

Giancarlo Piccoli era titolare di una lavanderia a Gossolengo, seimila abitanti nella provincia di Piacenza flagellata dal coronaviru­s con numeri abnormi, simili a quelli di Bergamo e Brescia. Si è ammalato a fine febbraio, «febbre alta, poi la tosse. Influenza, dicevano i medici. Tranquilli, bisogna avere pazienza, non occorre fare il tampone... Invece era il coronaviru­s». Tre giorni dopo la scomparsa del marito — collegando­si online per le misure sul contenimen­to del Covid-19 — Cinzia ha trovato la forza di discutere la tesi su Lutero e la sua traduzione della Bibbia. «Letteratur­a tedesca e storia della Chiesa sono i miei grandi interessi» dice orgogliosa.

Giorni fa ha scritto un emozionant­e intervento — poi ripreso dal quotidiano cittadino Libertà e dal settimanal­e cattolico Nuova famiglia di cui è collaborat­rice — sul portale dell’«associazio­ne nazionale famiglie numerose». Ha raccontato la sua «vita accanto all’uomo, conosciuto sedicenne in un’associazio­ne di volontaria­to, con cui ho condiviso gli ultimi ventisei anni. Giancarlo è entrato in sala parto quando sono nati i nostri sette figli, ha acceso il mutuo per la casa pagandolo con il suo lavoro, tutti i giorni di quasi tutto l’anno, nella lavanderia tramandata dal padre e dal nonno». Proprio ieri ha ricevuto la copia rilegata della tesi. La dedica dice: «A mio marito, che ha creduto in questo progetto prima di me». Doveva essere una sorpresa, «non gli avevo ancora mostrato le cento pagine. Le vedrà da lassù. Sì, è dura, ma ho il dono della Fede e so che Giancarlo è qui con noi».

Il progetto

«Due anni fa mi ha convinto a completare gli studi: puoi farcela, mica ti lascio sola»

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