Corriere della Sera

«Poter vivere di cultura, un sogno ancora da realizzare»

- Marianna Jense

Con la cultura non si mangia, lo sentiamo dire da sempre. Ma c’è chi di cultura ci vive. Anche se la maggior parte non ci viveva bene ieri e chissà come ci vivrà domani. Arriveremo mai a dire che di cultura si vive e si vive bene, in un Paese come il nostro che ha tutte le carte in regola perché questa divenga la realtà? Sono rimasta sorpresa dalle parole che ha usato sul Corriere del 7 aprile, hanno generato un equivoco. «Sarà un’estate strana. Eviteremo gli assembrame­nti: concerti, spettacoli, stadi aperti purtroppo non saranno per domani. Ma il lavoro deve riprendere». Questa dicotomia tra cultura/intratteni­mento e lavoro non tiene conto del fatto che cultura e intratteni­mento sono lavoro, per centinaia di migliaia di persone, molte delle quali campano solo di quello. È un lavoro importante il loro, che nutre visceralme­nte l’essere umano. Pensiamo solo a cosa sarebbe stata questa quarantena senza serie tv, film, cartoni animati, libri, fumetti e musica. Eppure per questi lavoratori le garanzie sono pochissime. Precari per antonomasi­a, in momenti di difficoltà come quelli che stiamo vivendo, rischiano tutto. Quindi d’accordo, non apriamo le gabbie, seguiamo le sensate disposizio­ni del governo, ma ricordiamo­ci anche di loro, quando si dovrà ripartire. Coltivo l’utopia di un mondo nuovo, amalgamato con maggiore giustizia ed equità, in cui chi salva vite, chi ricerca soluzioni e chi nutre l’immaginazi­one altrui per aiutare a sopportare meglio i dolori, con le dovute differenze, venga considerat­o adeguatame­nte.

Cara Marianna, certo anche il lavoro culturale è lavoro. Domani si torna sul tema.

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