Gramellini: «Aspettando le parole» per alimentare la speranza
Massimo Gramellini torna in tv, ma le parole, per ora, aspettano. Dopo più di un mese, sabato sera il giornalista sarà di nuovo in onda — alle 20.30 su Rai3 —, ma con una versione rivista del suo programma, che diventa Aspettando le Parole. «La nostra è una trasmissione che racconta la realtà: era un dispiacere stare fermi in un momento così», spiega. Il suo studio non sarà più a Milano, ma a Roma, dove vive. «Sarà un programma basico: uno sgabello e due schermi. Avrò un compagno di viaggio, Mario Tozzi. E cercheremo di andare a curiosare nelle case degli italiani: non parole ma tante storie». Il desiderio di tornare a raccontare, oltre che scritto nella sua professione, arriva per Gramellini da un senso di responsabilità. «Abbiamo un nostro pubblico, due milioni di persone che ci guardano e che mai come adesso hanno bisogno di quell’ora e mezzo di positività che con la tv puoi portare loro a casa. Ci interroghiamo molto anche su che tipo di umori andare a toccare: è molto semplice tirare fuori la rabbia, ma è bellissimo mostrare fatti che alimentano la solidarietà e la speranza, usando il giusto tono. È una bella sfida». Nessuna preoccupazione per le possibili difficoltà tecniche. «Mi viene un po’ da ridere all’idea che sarò in onda totalmente scombinato... di solito sudo molto sotto telecamere, così mi truccano: ora non si potrà, brillerò come una lampadina. Ma è bello che la gente ti veda per come sei». Nella prima puntata ci sarà come ospite il vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi. «Mi ha commosso, volevo cominciare con lui, una persona in prima linea in quello che oggi sarebbe il Golgota. Lo ritengo un onore. Poi, collegato da casa, ci sarà Alessandro Gassmann e, tra gli ospiti, Frank Matano e il professor Alberto Mantovani». Tutto per raccontare queste settimane che hanno aiutato Gramellini a realizzare anche un’altra cosa: «Ho capito che resto uomo di scrittura. Posso vivere senza andare in tv ma non riuscirei a stare senza scrivere ogni giorno. Per questo, sono ancora più grato di poterlo fare».