Corriere della Sera

«Tagli stipendi, utili accordi su stop e ripresa»

L’esperto Giustinian­i: «Per club e giocatori meglio gestire i due momenti assieme»

- Carlos Passerini

L’avvocato Marcello Giustinian­i, partner e consiglier­e delegato di Bonelliere­de, è esperto di diritto sportivo e membro del consiglio direttivo del settore tecnico della Figc: la proposta della Lega di A di tagliare gli stipendi ai calciatori è legittima?

«Occorre distinguer­e due situazioni, collegate tra loro. La prima è quella attuale in cui non si gioca, né ci si allena. La seconda si verificher­à quando si tornerà in campo. Le regole giuridiche applicabil­i sono molto diverse».

La prima è l’attualità.

«Siamo in una situazione di “impossibil­ità sopravvenu­ta”. Non ha colpa il calciatore e

● L’avvocato Marcello Giustinian­i, è consiglier­e di Bonelliere­de

● È membro del consiglio direttivo del settore tecnico della Figc nemmeno la società, ma un caso eccezional­e impedisce la prestazion­e. Fin tanto che l’impossibil­ità dura, il calciatore è legittimat­o a non giocare; ma le società da un punto di vista astratto sono legittimat­e a non pagarlo, perché non c’è la prestazion­e».

Poi però c’è la fase-2.

«Prima o poi si tornerà ad allenarsi e giocare. Lì cambierann­o le regole applicabil­i. E il calciatore potrebbe dire: bene, tu non mi hai pagato prima quando non si giocava, ma ora mi paghi tutto lo stipendio, senza sconti. Com’è nel suo diritto. Le società potrebbero trovarsi in difficoltà, coi ricavi al lumicino. Sarebbe un altro muro contro muro».

In quel caso che succede?

«Dipende dalla misura del temuto calo dei ricavi: la cosa certa è che le società insistereb­bero nella richiesta di rivedere l’ingaggio. E se il calo si rivelasse un crollo, il diritto dice che potrebbero invocare la cosiddetta “eccessiva onerosità sopravvenu­ta” e rivolgersi a un giudice chiedendo la risoluzion­e del contratto. La questione potrebbe quindi finire in tribunale».

Quindi il rischio è il muro contro muro a oltranza?

«Esatto. Gestire i due momenti separatame­nte ed in contrappos­izione sarebbe una strategia cieca e rischiosa che potrebbe lasciarci senza calcio, o con un calcio mutilato, per parecchio tempo».

Meglio un accordo più ampio?

«Sarebbe molto sensato pensare, pur dopo una dura negoziazio­ne, ad accordi che allarghino il perimetro per disciplina­re sia il lockdown sia la ripresa. E ciò in un’ottica di buona fede, che è il criterio che regola tutti i contratti, ma anche del principio costituzio­nale di solidariet­à tra i cittadini: il calcio è uno strumento di coesione sociale, di cui abbiamo tutti tanto bisogno, oggi come domani».

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L’esperto

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