«Tagli stipendi, utili accordi su stop e ripresa»
L’esperto Giustiniani: «Per club e giocatori meglio gestire i due momenti assieme»
L’avvocato Marcello Giustiniani, partner e consigliere delegato di Bonellierede, è esperto di diritto sportivo e membro del consiglio direttivo del settore tecnico della Figc: la proposta della Lega di A di tagliare gli stipendi ai calciatori è legittima?
«Occorre distinguere due situazioni, collegate tra loro. La prima è quella attuale in cui non si gioca, né ci si allena. La seconda si verificherà quando si tornerà in campo. Le regole giuridiche applicabili sono molto diverse».
La prima è l’attualità.
«Siamo in una situazione di “impossibilità sopravvenuta”. Non ha colpa il calciatore e
● L’avvocato Marcello Giustiniani, è consigliere di Bonellierede
● È membro del consiglio direttivo del settore tecnico della Figc nemmeno la società, ma un caso eccezionale impedisce la prestazione. Fin tanto che l’impossibilità dura, il calciatore è legittimato a non giocare; ma le società da un punto di vista astratto sono legittimate a non pagarlo, perché non c’è la prestazione».
Poi però c’è la fase-2.
«Prima o poi si tornerà ad allenarsi e giocare. Lì cambieranno le regole applicabili. E il calciatore potrebbe dire: bene, tu non mi hai pagato prima quando non si giocava, ma ora mi paghi tutto lo stipendio, senza sconti. Com’è nel suo diritto. Le società potrebbero trovarsi in difficoltà, coi ricavi al lumicino. Sarebbe un altro muro contro muro».
In quel caso che succede?
«Dipende dalla misura del temuto calo dei ricavi: la cosa certa è che le società insisterebbero nella richiesta di rivedere l’ingaggio. E se il calo si rivelasse un crollo, il diritto dice che potrebbero invocare la cosiddetta “eccessiva onerosità sopravvenuta” e rivolgersi a un giudice chiedendo la risoluzione del contratto. La questione potrebbe quindi finire in tribunale».
Quindi il rischio è il muro contro muro a oltranza?
«Esatto. Gestire i due momenti separatamente ed in contrapposizione sarebbe una strategia cieca e rischiosa che potrebbe lasciarci senza calcio, o con un calcio mutilato, per parecchio tempo».
Meglio un accordo più ampio?
«Sarebbe molto sensato pensare, pur dopo una dura negoziazione, ad accordi che allarghino il perimetro per disciplinare sia il lockdown sia la ripresa. E ciò in un’ottica di buona fede, che è il criterio che regola tutti i contratti, ma anche del principio costituzionale di solidarietà tra i cittadini: il calcio è uno strumento di coesione sociale, di cui abbiamo tutti tanto bisogno, oggi come domani».