E anche Brusaferro lancia l’allarme: cresciute le vittime nelle case di riposo
Sono stati 1.822 i decessi nelle residenze sanitarie per anziani della Lombardia dal primo febbraio. Il 47,2% del totale nazionale. È la Regione più colpita, prima del Veneto, fermo al 19,7 per cento. Il dato è contenuto nel secondo rapporto pubblicato dall’istituto superiore di sanità, un’indagine telefonica svolta su una piccola parte di Rsa (Residenze sanitarie assistenziali, diverse dalle case di riposo, di natura socio-sanitaria, di competenza dei Comuni) sul territorio nazionale, meno di 600, le poche che finora hanno risposto a un questionario.
Un quadro che salta agli occhi nel contesto di una situazione di «trend positivo», ha detto il presidente dell’iss Silvio Brusaferro riportando il numero particolarmente alto della Lombardia: «In tutte le Rsa italiane i numeri sono molto cresciuti». Il rapporto è disponibile sul sito dell’iss da mercoledì scorso, prossimo aggiornamento il 15 aprile. E subito in una conferenza stampa l’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera ha replicato elencando tutte le iniziative messe in campo nelle settimane di massima emergenza. Una commissione appena nominata, autonoma e indipendente si metterà subito al lavoro. Sul caso del Pio Albergo Trivulzio (oltre 120 morti da marzo) e su altre 15 residenze indaga anche la Procura milanese. Le ipotesi di reato sono epidemia e omicidio colposo, oltre a violazione delle norme sulla sicurezza e il lavoro.
Gallera però ribadisce: «Non c’è stata alcuna contaminazione». Si riferisce ai pazienti Covid trasferiti dagli ospedali «al collasso» nelle Rsa che «sono stati accettati per salvar loro la vita e collocati in strutture separate dagli altri ricoverati. Sarebbe stato più pericoloso lasciare che persone inferme finissero nei Pronto soccorso saturi».
Tra il 23 febbraio e l’8 marzo la Regione dettò linee guida indicando anche come dovevano essere trattati e isolati i positivi. Fare i tamponi sarebbe stato «inutile, i ricoverati avevano problemi respiratori, noi abbiamo dato l’indicazione alle Rsa di tenerli separati». Il rapporto dell’iss mette in evidenza lo scostamento tra i 3.859 deceduti nelle strutture italiane e i tamponi effettuati, 133 dei quali risultati positivi.
Nel lavoro si osserva che i pazienti deceduti presentavano una sintomatologia similinfluenzale, tipica della stagione invernale i cui sintomi sono sovrapponibili alla Covid-19. Aggiunge infatti Brusaferro: «In alcune zone in Italia la mortalità è cresciuta nelle settimane di picco dell’infezione» concomitanti con l’epidemia influenzale. «Anche queste sindromi hanno avuto la loro importanza in termini di decessi».
I dati e le cause «Mortalità aumentata in alcune aree d’italia, ma hanno inciso pure le sindromi influenzali»