I demoni del ’900. E di oggi
Su «la Lettura» Boris Pahor, 106 anni, narra la Spagnola che colpì i suoi cari. E il lager
Un grande vecchio della letteratura racconta le immagini incancellabili dell’epidemia di Spagnola di oltre un secolo fa e il grande orrore per la pandemia di oggi, ma squarcia anche il futuro con una visione utopica dei tempi che verranno e che si possono ancora costruire.
Lo sguardo ampio e prospettico di Boris Pahor apre il nuovo numero de «la Lettura», il #437, che questo weekend si potrà trovare in edicola e nell’app per smartphone e tablet (la copertina, riportata nel telefonino in basso è di Arcangelo): lo scrittore sloveno di cittadinanza italiana, 106 anni, nato il 26 agosto 1913, narra i suoi giorni ritirati al tempo del coronavirus, il dramma di queste settimane che lo fa ritornare con il pensiero all’epidemia di influenza Spagnola, conclusasi giusto un secolo fa (1918-1920) non prima di aver colpito il mondo e la sua famiglia. L’autore di Necropoli (Fazi, 2008) ricorda la paura che lo investì anche allora, la «pastiglia» distribuita ai bambini per contrastare l’epidemia, la perdita di una sorellina che non sopravvisse. La sua testimonianza non si ferma e attraversa tutto quel primo Novecento, la Prima e la Seconda guerra mondiale, la tragedia del lager nazista e delle violenze fasciste in terra slovena, la repressione comunista. Il centenario di uno degli eventi drammatici attraversati, il rogo del 1920 per mano dei fascisti del Narodni dom, la casa della cultura slovena, dovrebbe essere l’occasione il 13 luglio 2020 per la celebrazione annunciata con il presidente Mattarella e l’apertura a Trieste della nuova Casa della cultura slovena: spera di essere vivo per quell’epoca, scrive Pahor con toccante semplicità, e intanto rilancia la sua idea utopica di un Parlamento mondiale che prenda su di sé le disuguaglianze sociali e le risolva, dopo aver visto in questo 2020 famiglie che non riescono a pagare i viveri della spesa quotidiana.
Sono molte le voci che riflettono sul presente ma anche su un possibile futuro nel mondo attraversato dal virus. Intanto, quella di Silvia Avallone che ci invita a non ignorare il nostro spirito: è la scrittrice a proseguire questa settimana sul supplemento il Diario a staffetta dei giorni del virus che otto autori propongono su «la Lettura» dal 29 marzo. Dopo i resoconti di Sandro Veronesi e di Mauro Covacich, che ha ispirato l’iniziativa (una versione non fiction e anzi molto realistica del Romanzo italiano a puntate uscito nell’estate 2018 sul supplemento), in questa puntata Avallone scrive dalla sua casa bolognese senza balconi, e apre il suo racconto con le impressioni dell’isolamento («Lambire e basta, non varcare mai»). Ma con la guancia appoggiata alla finestra, in compagnia della figlia Nilde di 4 anni che coglie seria la gravità del momento, la scrittrice ritrova con l’immaginazione una voce interiore, una «Silvia» nascosta dentro di sé fino a oggi. E i ricordi dell’infanzia, nel paese di Andorno in provincia di Biella, quelle antiche scoperte tra i prati e i boschi selvaggi le mostrano il barlume alla fine del tunnel, il senso misterico del reale, e le fanno dire, per la prima volta: «Non voglio avere paura del nuovo», e del mondo che verrà. La prossima settimana, il 19 aprile, toccherà a Francesco Piccolo, e il Diario continuerà con Fabio Genovesi, Emanuele Trevi, Teresa Ciabatti, Maurizio de Giovanni, fino al 17 maggio.
Il futuro, quindi: sul nuovo numero sono molte le conversazioni sul mondo che si prefigura, da comprendere e affrontare, e sono fucine di idee. Ad esempio, il dialogo molto fitto tra il teorico della decrescita Serge Latouche e lo psicoanalista Luigi Zoja, a cura di Annachiara Sacchi: i due esperti analizzano diversi elementi della società in questa crisi, valutando e soppesando insieme il rivolgimento sociale ed economico, punto per punto, e traendone interessanti spunti per i modelli di sviluppo del futuro. E sull’economia europea e internazionale, sulla necessità di iniziative comuni nel presente, si confrontano con Maurizio Ferrera l’esperto di welfare Martin Seeleib-kaiser, l’economista László Andor, il politologo Frank Vandenbroucke, la sociologa Bea Cantillon.
Anche la letteratura e le arti riflettono sul tempo presente. Tra i molti contributi degli scrittori c’è un racconto dell’americana Jill Eisenstadt e la nuova prefazione di Guido Maria Brera al suo romanzo I Diavoli (Rizzoli), bestseller del 2014 ambientato nel mondo della finanza che torna in una nuova edizione mentre su Sky arriva la serie tv con Patrick Dempsey e Alessandro Borghi.
E c’è Richard Powers che inaugura con Modulazione la nuova collana di ebook di sapore noir Gli Squali, edita da La nave di Teseo: nel brano anticipato su «la Lettura» si scorge il panorama distopico di un mondo attraversato da un virus (informatico, ma non solo) che vuole cancellare la musica, e la lotta su vari fronti per contrastarlo; il tutto accompagnato da un viaggio di Alessandra Sarchi nella letteratura dello stesso Powers e della Nobel Olga Tokarczuk. Ma c’è anche chi in questi giorni riscopre il piacere di una lettura lenta e assaporata: lo fa Alessandro Piperno che, scrivendo del libro di Francesco Pacifico Io e Clarissa Dalloway (Marsilio), coglie l’occasione per rievocare il personaggio di Virginia Woolf e il gusto per una lettura di riflessione, da masticare con calma. Da vicinissimo, poi, vive l’emergenza coronavirus l’artista Marcello Maloberti, giovane maestro dell’arte visiva che è nato a Codogno, uno degli epicentri del dramma di questi mesi. L’artista ragiona, nell’intervista di Stefano Bucci, sulle trasformazioni che anche l’opera d’arte e la stessa attività di artista subiscono nei giorni del virus; ma riflette anche sulla riscoperta della «misura» greca, la nostalgia profonda che avvertiamo per gli affetti e per l’armonia, e perfino per l’«individuo», che si riconosce meno nella «massa» e più in sé stesso.
Prospettive Nel supplemento anche le riflessioni sul futuro della società e dell’economia europea e internazionale
Autori Il racconto di Jill Eisenstadt, Piperno su Mrs Dalloway, «I Diavoli» di Guido Maria Brera